Non una parola fuori posto. Tutto ciò che dice è pronunciato in maniera ponderata senza abbandonarsi a facili entusiasmi o critiche sterili. Il Professor Nardino Degortes è il tecnico più importante di sempre del mezzofondo sardo, dal 1984 al 2002 tecnico della nazionale.  Ottant’anni nato a Olbia, sotto il suo sguardo sono passati alcuni tra gli atleti più forti del movimento isolano: da Davide Cadoni a Sara Palmas passando per Piero Ligas, Giorgio Annis, Riccardo Peddio e tanti altri. Dieci anni di insegnamento all’Università di Cagliari, occhiali scuri in volto, polo rossa, sorriso appena accennato: nella sua Poggio dei Pini continua a studiare tutti i giorni, esaminando metodologie e gesto tecnico con una meticolosità degna di un fuoriclasse.

Professor Degortes come sta l’atletica sarda?

 “Direi molto bene nella velocità e nei salti dove sono arrivati in questi anni titoli italiani, europei, olimpici e prestazioni di prestigio’’.

Il mezzofondo invece?

 “Il mezzofondo attualmente piange, ma non è detto che non possa tornare a sorridere’’.

Da cosa dipende questa crisi?

 “I fattori sono molteplici. Sicuramente mancanza di reclutamento, il dialogo tra scuola e Federazione è nullo e questo non aiuta di certo. Bisogna diffondere la cultura dello sport già delle elementari, offrendo ai ragazzi modelli di valore che possano spingerli a mettersi in gioco’’.

Qualche nome interessante per il futuro?

 “Su tutti Ismaele Deidda nel mezzofondo prolungato e Stefano Ferreri in quello veloce. Sono due giovani di belle speranze, che  devono costruire in ottica futura senza bruciare le tappe. Aggiungerei anche Riccardo Spanu, che però dovrà decidere se dedicarsi all’atletica o al triathlon, e negli 800 Maria Paola Sotgiu che potrebbe togliersi belle soddisfazioni. Fondamentale sarà l’aiuto dei loro tecnici che dovranno gestirli con attenzione’’.

Per lei cosa significa allenare?

 “Io non alleno gambe ma persone. Lo sport deve formare coscienze, prima ancora che atleti. L’aspetto empatico non deve essere trascurato’’.

Lei ha insegnato per tanti anni, le prime esperienze alla scuola media Alagon.

 “Sì, fu una esperienza magnifica a livello umano. Insegnai in periferia, nel quartiere San Michele a Cagliari, e trovai tanti ragazzini con belle potenzialità. Le periferie sono ricche di talenti, bisogna solo saper guardare oltre’’.

Cosa rappresenta per lei insegnare?

 “Andare oltre la semplice tecnica. Insegnare significa spogliarsi di se stessi e donare qualcosa agli altri’’.

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