Dai campi polverosi di periferia fino ad arrivare alla scala del calcio. Se il sogno di ogni bambino è quello di calcare il prato di “San Siro” Fabio Porru è riuscito, almeno in parte, a concretizzarlo: «Quando giocavo nella Primavera del Cagliari spesso venivo aggregato alla prima squadra. Maran mi portò in panchina nella sfida di campionato a Milano contro l’Inter».
Seguirà una seconda chiamata sotto la guida di Walter Zenga: «Fui convocato per la gara contro il Sassuolo, in casa, non esordii ma rimase comunque una giornata indimenticabile».
La carriera di Porru è intensa fin da piccolissimo; è l’esperto responsabile della scuola calcio del Cagliari Franco Sarritzu a visionare un ragazzino di appena sette anni di belle speranze e a vestirlo di rossoblù. Porru ha talento e ha una caratteristica per la quale gli allenatori vanno matti: «Credo che la duttilità sia la mia principale dote, nella mia carriera ho giocato praticamente in tutti i ruoli, anche quest'anno, tranne il portiere li ho provati davvero tutti».
Dopo l’esperienza nel capoluogo sardo, Porru si trasferisce in Lombardia per indossare la maglia del Lecco, la carriera tra i professionisti prosegue sempre in C nella Viterbese nelle cui file gioca Riccardo Daga: «Un fratello per me, fin dai tempi della Primavera al Cagliari».
Nel 2021 Porru ritorna in Sardegna e gioca per due stagioni in Serie D col Carbonia prima di trasferirsi nella vicina Iglesias in Eccellenza. «La squadra che mi ha impressionato di più oltre all’Ilva è l’Ossese che ha un giusto mix di giovani ed esperti. Pratica un bel calcio. Un peccato non sia riuscita a conquistare la finale playoff».
I momenti difficili per un calciatore sono sempre dietro l’angolo: «Sono stati importanti i miei genitori e mio fratello, sono stati sempre dalla mia parte in qualsiasi circostanza, sempre pronti ad incoraggiarmi e sostenermi nelle difficoltà ed a gioire dei miei traguardi. Senza di loro non sarei la persona che sono oggi».
Sul lato prettamente calcistico Porru ci tiene a sottolineare l’importanza di tre addetti ai lavori che lo hanno aiutato nella sua crescita: «David Suazo, mio mister negli Allievi nazionali a Cagliari e a Carbonia in D, con lui ho passato un anno a Cagliari dove sono migliorato tanto, arrivando anche ad essere convocato con l’under 17 della nazionale. Poi Alessandro Agostini, non dimenticherò mai il sostegno che ho ricevuto da parte sua in una stagione dove ho giocato veramente poco. Ha sempre cercato di spronarmi. Ultimo ma non per importanza Franco Sarritzu, il primo a credere in me e sempre pronto a darmi utili consigli».
La maturità e la crescita passano anche attraverso il rapporto coi compagni di squadra: «Oltre a Riccardo Daga ne devo menzionare alcuni che sono stati miei compagni di squadra al Cagliari e coi quali siamo tutt'ora grandi amici, Riccardo Ladinetti, Fabio e Riccardo Doratiotto e Mattia Pitzalis». Nel mondo del professionismo che ha avuto la fortuna ed il merito di assaporare, per Porru il numero uno al mondo è Cristiano Ronaldo. «Mi ha sempre colpito la sua voglia di continuare a migliorarsi ed alzare l’asticella sempre di più, nonostante fosse già il più forte».
Il calcio mercato regionale è già in fermento ma il giovane talento non si sbottona: «Non so ancora nulla di certo, so solo che il mio obiettivo è cercare di giocare bene ovunque mi trovi e vincere».

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