Ha scelto la 31ª Cronoscalata Iglesias-Sant’Angelo e l’aggressiva Tatuus Formula Renault come compagna di avventure per debuttare nell’automobilismo dopo una vita sulle due ruote.

Così il nuorese Andrea Costa, 45 anni, si è presentato al via della gara iglesiente, su un percorso per lui completamente nuovo, e ha subito lasciato il segno ottenendo un pregevole quinto posto assoluto alle spalle degli esperti Diego Degasperi, Franco Caruso, Simone Faggioli e del sulcitano Igor Nonnis.

Adesso, Costa, che nel 2021 aveva appeso il casco al chiodo dopo aver gareggiato a lungo, da professionista, negli Internazionali d’Italia, campionato italiano internazionale di Supermotard, dovrà però decidere cosa fare da grande.

In auto. “Quello di Iglesias è stato il mio debutto assoluto nell’automobilismo. Ho provato diverse auto in pista a Mores e alla fine ho scelto una monoposto perché è l’unica che può regalarmi emozioni simili a quelle che provo in moto. Si corre a testa scoperta e il vento accarezza il casco, ma non è per tutti: è più pericolosa e difficile da guidare delle altre, richiede grande tecnica. In questo sono stato facilitato dall’esperienza accumulata in sella, poiché sulle due ruote le traiettorie e la precisione sono tutto”, ha commentato Andrea Costa. “Ciò che mi ha colpito in positivo? Il calore del pubblico, non ero abituato perché in pista la gente era più distante e non si percepiva. Invece è stato bello buttare l’occhio sugli spettatori durante la salita e sentirli applaudire mentre tornavamo in partenza”.

Quale è stata la molla che lo ha convinto a indossare di nuovo il casco, ma su un’auto, è presto detto. “Sono stato convinto e incoraggiato da due amici, Gianni Sanna e Kiko Tornatore, che hanno sempre creduto in me. Kiko, che ha organizzato la Sant’Angelo, è come un secondo padre, e prima della partenza mi ha consigliato di correre sereno, facendo ciò che sapevo senza strafare. Era convinto che avrei ottenuto un buon risultato e così è stato. Magari sarei potuto arrivare 4º e non 5º, perché mi sono tenuto dei margini di sicurezza, ma per ora va bene così. Adesso valuterò il da farsi, se avrò gli sponsor giusti e ci saranno 3-4 gare in calendario, nel 2023 correrò ancora in Sardegna”.

La moto. Sono state proprio le tante trasferte compiute nella Penisola per oltre un decennio a spingere Andrea Costa a ritirarsi, a ottobre 2021, al termine del campionato italiano supermotard.

Mi mancano le emozioni che si provano in partenza davanti al semaforo, in gara e quando si taglia il traguardo, ma le trasferte ormai pesavano troppo. Sono un perfezionista e se correrò in auto continuerò a esserlo. Voglio ancora  che il box sia perfetto e che la domenica mattina i membri del team siano sbarbati e ordinati, dopo anni all’Italiano si diventa così”, svela Costa, che poi racconta i suoi esordi. “Ero il classico ragazzino che correva in motorino, eppure ero l’unico in famiglia a possederne uno. È una passione innata, che nessuno mi ha trasmesso, ero bravo senza aver mai frequentato corsi o accademie”.

Costa ha iniziato a gareggiare intorno ai 14 anni nei campionati regionali e in gare non titolate di supermotard, “per ragioni economiche, poiché la velocità ai tempi aveva prezzi proibitivi, disputare quei campionati nazionali era un’utopia”.

Per due volte è stato vice campione sardo assoluto alle spalle dell’olbiese Lorenzo Pes, “lui era già pro e correva con la Ktm ufficiale del mondiale, io con una Honda fatta in casa”. Poi stava arrivando il suo momento, ma nell’ultima di campionato del 2007, quando gli sarebbe bastato arrivare al traguardo per vincere il titolo sardo, un brutto incidente a pochi giri dalla fine lo aveva condannato a fermarsi per un anno e otto mesi.

“Quando i medici mi hanno dato l’ok, nel 2009 sono tornato in gara nel Regionale e ho vinto la corsa. Così ho deciso di dedicarmi a questo sport in maniera professionale. Ho iniziato ad andare in palestra, cosa che non avevo fatto prima, e ho fatto gavetta nei campionati italiani, correndo nella mia categoria, la S4 su asfalto. Ero sempre tra i primi dieci, sempre competitivo, ma volevo di più. Per questo nel 2015 ho fondato l’Husqvarna 43 Racing Team, portando per la prima volta questo marchio nel motard. Abbiamo sviluppato le moto e mi sono affidato al tecnico romano Alfredo Venturi, che per anni aveva seguito Max Biaggi e mi ha aiutato a crescere”.

La carriera da professionista di Costa è iniziata lì, con allenamenti mirati, personal trainer, alimentazione studiata ad hoc e moto finalmente competitive. “Dal 2015 al 2021 ho avuto moto importanti e guidare è diventato un lavoro. Stavo sempre tra i primi 5, ho ottenuto podi e vittorie e, sul bagnato, quando la pioggia livellava i motori, stavo davanti anche gli ufficiali che avevano 30 cavalli in più. Sono stato il primo centauro di un team privato a giocarsela con gli ufficiali. Mi sono tolto tante soddisfazioni e la voglia di correre non è ancora passata. Vediamo cosa mi riserverà il futuro. Se ci saranno le condizioni per essere competitivo, io già da gennaio riprenderò ad allenarmi sodo per continuare, ma stavolta per dire la mia sulle quattro ruote”.

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