X Factor, eroCaddeo pronto all’esordio ai live: «Il mio ciondolo portafortuna a forma di Sardegna»
Il cantante di Sinnai si racconta a poche ore dalla sua prima esibizione: «L’estate a Villasimius, Cagliari dopo le 7, la scrittura per superare un dolore»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
A poche ore dall’esordio ai live di X Factor, Damiano Caddeo, 27 anni, rivede tutta la sua vita scorrergli davanti come in un film. I momenti che lo hanno portato fino a questo palco, e soprattutto la famiglia, gli amici, tutti quelli che non può fare a meno di nominare: «Perché senza di loro non sarei dove sono oggi». E allora ecco i primi anni a Modena, dove è nato perché i genitori, sardi, si erano spostati lì per lavoro, poi il trasferimento e l’infanzia a Sinnai, quando papà Giorgio suonava la chitarra e lui felice lo accompagnava con la voce. Il giorno che non avrebbe mai voluto conoscere, quando quel padre non è più tornato a casa, morto nel primo giorno del suo nuovo lavoro, e lui, grazie a una professoressa illuminata, Mariangela Zedda, docente di italiano alle scuole medie di Sinnai, ha messo per iscritto quel dolore in un tema. Gli anni che passano, Damiano che cresce e scopre tastiera e ukulele, scrive le prime canzoni. Finalmente la svolta: la vittoria al Radiolina Contest 2021 che lo porta al debutto discografico con un’etichetta torinese, Cvlto, che lo nota proprio grazie a Radiolina. Da lì i concerti, il primo Ep, e la fortunata e virale “Luglio”. Oggi eroCaddeo - sulla carta commesso, di fatto cantautore – è tra i 12 concorrenti del talent targato Sky Original e prodotto da Fremantle, in diretta da stasera e tutti i giovedì su Sky e Now.
Damiano, come sta?
«Bene! Mi sento tranquillo».
Tre mesi fa il suo giudice Achille Lauro le disse: «Sei nella mia squadra». Ma non poteva rivelarlo (quasi) a nessuno...
«Non a tutti, certo, ma ho potuto condividerlo con mia madre, mia sorella e le persone che mi sono care. Hanno mantenuto il segreto, per fortuna».
Un’estate di fibrillazione, insomma: come l’ha trascorsa?
«Da Torino, dove vivo e lavoro, sono tornato nella mia Sardegna. Mi sono rinchiuso con alcuni amici in una villetta a Villasimius a scrivere, cantare e registrare qualche video che ho pubblicato sui social. Mi hanno raggiunto Matteo Di Nunzio (Dinv) e Francesco Pesaresi, due figure chiave della mia squadra. Ne sono usciti dieci pezzi, direi che non abbiamo perso tempo».
Dal Radiolina Contest a X Factor, cos’è successo in questi 4 anni?
«Live, singoli, anche uno spettacolo “Prima ero Caddeo, ora eroCaddeo”. Ad aprile il mio primo Ep “Scrivimi quando arrivi” mi ha dato lo sprint finale. Ho deciso di provare con X Factor per promuovere un inedito, “Punto”. Volevo farla conoscere a un pubblico vasto e vedere come andava. Mi rimandavano a casa? Nessun problema, lo avrei fatto a cuor leggero».
E invece è stato un successo.
«Sì, e chi se lo aspettava».
Però il suo singolo “Luglio” è diventato virale senza bisogno di grandi palchi. Sarà per quel verso: “Per me sarai come Cagliari dopo le 7”?
«Andare virale sui social è difficile, quindi non so cosa sia accaduto. Ho scritto quelle parole pensando al Poetto. Dopo le 7 si svuota: c'è meno gente, si sta bene, c’è una luce stupenda, una bellezza profonda che mi faceva pensare all’importanza di una persona».
Quando ha cominciato a scrivere?
«A scuola: sono stato fortunato, sulla mia strada ho incontrato docenti che mi hanno aiutato tanto. Una in particolare, la professoressa Zedda, è stata per me una mentore: ho iniziato a tirare fuori le mie emozioni e a metterle nero su bianco proprio grazie a lei. Mi ha convinto a partecipare a un concorso e a scrivere quel tema, sulla scomparsa di papà: da lì è iniziato tutto».
Che ricordi ha di quel periodo?
«Non me la sento di parlarne. Posso dire, più in generale, che ho capito che con la scrittura potevo metabolizzare sconfitte, vittorie, sofferenza, felicità. Un’impresa non facile, e infatti solo ora che sono più maturo riesco a lavorare sull’introspezione. Rifletto, prendo qualche appunto sulle note del cellulare, rendo tangibile quello che provo. Il dolore lo trasformo in qualcosa che posso ascoltare, e mi conforta».
Sente ancora la professoressa Zedda?
«Certo! Di recente l’ho incontrata e mi ha regalato un ciondolo a forma di Sardegna: è il mio portafortuna».
Come procede il lavoro con Achille Lauro?
«Mi è simpatico, lo stimo per il percorso fatto e per come ha saputo rinnovarsi. Mi ha dato una bella conferma: che bisogna restare spontanei e non costruire troppe sovrastrutture».
Come si è preparato alla diretta?
«Grande concentrazione, non posso usare il cellulare e lo considero un privilegio. Poi le prove, ma nel limite del possibile ho cercato di non farne troppe perché rischio di incartarmi sugli errori che potrei commettere. Con gli altri ragazzi mi trovo bene: nel loft che condividiamo restiamo svegli fino a tardi, chiacchieriamo, ci confrontiamo. Non c’è competizione, almeno per il momento, ognuno la vive a modo suo ma ci supportiamo. E io cerco di ricordarmi ogni giorno che sono stato catapultato in una cosa enorme, un'occasione unica».
C'è qualcuno a cui dedica questo primo successo?
«Non è un successo solo mio, voglio condividerlo con chi ci è sempre stato. Gli amici, mia sorella, mamma. Un pezzo di ognuno di loro è dentro di me».