Non è la prima volta che il mito di Medusa, figlia delle divinità marine Forco e Ceto, ispira solisti o gruppi del panorama italiano.

Era già accaduto nel 2006 con Vinicio Capossela che, nell'album "Ovunque proteggi", inserì il brano "Medusa Cha Cha Cha", divenuto ben presto uno dei cavalli di battaglia dell'istrionico e stralunato cantautore.

Il gruppo sassarese "Il Giardino", ritorna ora su quel nome e su quella figura per siglare il secondo capitolo della carriera, disponibile in tutte le maggiori piattaforme musicali ma, tra poco, anche su cd.

Autoprodotto, formato da otto brani, "Medusa", è un disco suonato senza fronzoli che abbraccia rock ed elettronica, con sguardi qua e là sul cantautorato.

"Ho pensato di ricorrere al mito di Medusa per parlare della grande influenza che ha su di noi la bellezza fisica, senza badare più di tanto agli effetti negativi che magari può produrre. Spesso tendiamo a perdonare ogni cosa a chi è bello", racconta Alberto Atzori, cantante e chitarrista, autore di testi e musiche, frontman di una formazione che schiera Fabiano Musinu alla chitarra, Edoardo Usai alle tastiere, Carlo Manca al basso e Simone Giola alla batteria.

"Lo sguardo di Medusa rappresenta una calamita che ci spinge all'autodistruzione. La traccia d'apertura porta il titolo dell'album e descrive un'attrazione fatale".

Per il resto, ci sono temi che scavano nel privato, in quello che ci accade intorno, in fatti accaduti nel passato, come nel caso di "Nessun rancore", riferito a un duplice omicidio avvenuto ad Aritzo nel secolo scorso. "Vaniglia" parla invece di quanto attraenti siano le droghe: "Stando a chi ne ha fatto uso, l'eroina, ad esempio, ha lo stesso odore della vaniglia".

"Cicatrici" racconta la difficoltà di una ragazza vittima di violenza sessuale, nel rivelare quanto accaduto, "Non fare il punk", fa il verso a una critica che qualche anno fa venne indirizzata alla band.

"Il Giardino" presenterà il nuovo lavoro il 23 giugno al Bistrot di Sassari e in luglio a Oschiri.

Carlo Argiolas

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