Non si sa se questa notte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlerà nel corso della cerimonia degli Oscar, ma intanto le polemiche sono accesissime. 

A partire da Sean Penn, l’anti-divo per eccellenza che era in Ucraina proprio nei giorni a ridosso della guerra per raccogliere altro materiale per il suo documentario. L’attore premio Oscar ha minacciato di "sciogliere in pubblico" le statuette di bronzo placcate d'oro vinte, lanciando un appello a boicottare la kermesse nel caso in cui al presidente ucraino non venisse consentito di intervenire.

"Da quello che ho capito una decisione è stata presa", ha spiegato il regista vincitore dell'Oscar come miglior attore per “Mystic River” nel 2003 e “Milk” nel 2008, e se la Academy Award avesse optato per tenerlo fuori allora si tratterebbe della "pagina più nera della storia di Hollywood". "Non c'è nulla di più grande che l'Academy Award può fare che dare a Zelensky l'opportunità di parlare con tutti noi", ha detto, augurandosi che un gruppo di "arroganti" non abbia deciso di escluderlo. "Mi auguro che non sia così, mi auguro che tutti si alzino e abbandonino" la kermesse "se così fosse".

Negli ultimi giorni si sono rincorse le voci su una presenza video in diretta o registrata di Zelensky, alla quale Abc - che trasmette la cerimonia - si sarebbe detta a favore. L'esito delle trattative fra l'Academy Award e Zelensky non è ancora chiaro e bisognerà attendere la cerimonia per capire. In ogni caso i rumors hanno acceso forti polemiche, portando a scontrarsi chi ritiene che gli Oscar non debbano essere politicizzati e chi invece è convinto che debbano riflettere la realtà.

(Unioneonline/D)

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