Sanremo, vince Olly: «Eurovision? Ci penso». Conti: «Il mio Festival baudiano» e conferma il bis
Si chiude il sipario sull’edizione «più vista dal 2000 a oggi», il caso dei fischi per i grandi esclusi Giorgia e Achille Lauro(Ansa)
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Si chiude il sipario su Sanremo 2025, «l’edizione più vista dal 2000 a oggi», esulta la Rai, con una media di ascolto di 12.5 milioni di spettatori con il 67.1% di share e una raccolta pubblicitaria da 65 milioni 258mila euro.
Il padrone di casa, il pacificatore Carlo Conti, festeggia il superamento dell'asticella pur altissima che gli aveva lasciato in eredità Amadeus e conferma il bis consecutivo, il suo quinto Sanremo complessivo: «Sono contento dei risultati, penso che siano un guaio per chi ci sarà l’anno prossimo. Ah già, sono io. Sicuramente come direttore artistico, vediamo se da conduttore». Non gli sta stretta l’etichetta di “normalizzatore”, colui che ha silenziato monologhi e gossip e ha disinnescato i rapper cattivoni, il mediatore che senza infamia e senza lode ha accontentato tutta l’Italia: «Per me “vivere la vita è un gioco da ragazzi”, cito Lucio Corsi. Ho fatto un Festival a mio modo, nel mio stile, con i miei difetti e pregi. Baudiano, nel miglior senso della parola. Gira che ti rigira, è una meravigliosa messa cantata, un rito collettivo».
Stonano la contestazione e il dissenso contro alcune esclusioni importanti, in particolare Giorgia e Achille Lauro. «Insieme ai fischi ci sono stati anche boati e applausi alla top five – replica Conti – Credo che le proteste facciano parte del dna del Festival, preferisco questo al silenzio o al tifare per un solo cantante».
La parola poi ai protagonisti. Il vincitore Olly, che ancora non ci crede: «Tutto ciò che è successo in queste ore è folle. Non ho mai visto la vittoria come un’opzione». E infatti non sa neanche se parteciperà all’Eurovision Song Contest, come gli spetterebbe: «Devo pensarci, ho bisogno di tempo». E la Rai gli dà una settimana. Quando ha sentito il padre «stava portando fuori i cani. Mi ha solo detto che era choccato. Io sembro grosso ma nascondo una grande timidezza, forse da ligure anche un po’ di diffidenza. Ho scelto di fare canzoni per inventarmi la realtà, anche quando non mi piace».
Alle spalle Lucio Corsi, 31 anni, toscano, l’outsider incurante della moda che ha sfoggiato spalline gialle ripiene di buste di patatine: «Gli abiti per me sono uno strumento per raccontare meglio una storia». Topo Gigio? «Un personaggio dei sogni ma più vero di tante persone». Accanto a lui sempre l’amico e collega Tommaso Ottomano: «L’unico ragazzo con cui scrivo canzoni, siamo cresciuti insieme e voglio che ci sia quando ho qualcosa di bello da fare».
Brunori, medaglia di bronzo, sempre ironico: «Che bello, un podio di giovanissimi, incluso me». «Sono arrivato qui senza aspettative – aggiunge il cantautore calabrese, 47 anni – felice di far conoscere al grande pubblico una canzone dedicata a chi ha cambiato la mia vita». La figlia, la piccola Fiammetta.
Sull’assenza di una cantante in cinquina (Fedez quarto, Cristicchi quinto): «Io non credo che questa settimana basti per capire quale canzone avrà successo», dice Olly. Corsi: «Confido nei giovani perché facciano sì che sia un mondo più giusto». Brunori: «Mi ha colpito. Come consolazione posso dire che è vero che siamo tre uomini ma mi sembra che questo podio non sia patriarcale».
Giorgia e Achille, Giorgia e Achille, urlava l’Ariston ieri. «Sentire quell'abbraccio va al di là di tutto», ha raccontato la cantante a Domenica In. Sulle lacrime che solcavano il suo viso mentre stringeva l’unico premio, il Premio Tim, «è venuta giù tutte la tensione della settimana. Dopo trent'anni sentire l'affetto del pubblico è un tributo che non è scontato. Io ricomincio sempre da capo, è il mio carattere era venire a riconfermarmi, con me stessa e il canto».
Achille la prende con filosofia, ma la delusione è palpabile: «Non esiste riconoscimento più grande delle contestazioni all'Ariston e in sala stampa. Io sono della gente».