"Non possiamo abolire la cultura, la musica, il teatro. Anche in una situazione estrema come questa".

Ha riflettuto a lungo, racconta il maestro Riccardo Muti. Ma alla fine ha deciso che no, non si poteva rinunciare a tutto. E così per la sesta volta sarà ancora lui a guidare l'eccellenza della Filarmonica di Vienna, orchestra alla quale è legato da oltre mezzo secolo e di cui è membro onorario dal 2011, nel suo appuntamento più scintillante: il tradizionale Concerto di Capodanno che, per la prima volta nella storia, nell'edizione 2021 si terrà senza il pubblico seduto nella Sala d'Oro del Musikverein, ma sarà seguito in oltre 100 Paesi, ripreso in mondovisione dalla Orf, la radiotelevisione nazionale austriaca.

"Di certo - racconta Muti - quando abbiamo programmato il concerto, nessuno di noi avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione. E' così strano. Persino in hotel, qui a Vienna, non c'è nessuno. Anche girando per le strade della città sembra di essere in un film dell'orrore. Concerto sì, concerto no: alla fine ci siamo detti che non possiamo abolire tutto. Suoneremo non solo per regalare bella musica al pubblico, ma per dare un messaggio di speranza e pace a tutti. Non cominciare l'anno con il tradizionale concerto sarebbe stato il peggior segnale per l'intero mondo. Invece abbiamo un gran bisogno di speranza".

Anche in omaggio alle 80 primavere che Muti compirà il prossimo 28 luglio, il programma sarà ricco di suggestioni, temi e atmosfere italiane, con alcune prime esecuzioni per la Filarmonica di Vienna. Si va da Franz von Suppé a Johann Strauss II, Josef Strauss, Carl Zeller, Carl Millöcker, Karel Komzák II.

"Suppé - racconta il Maestro - si sentiva per metà italiano. La sua Overture, che aprirà la seconda parte del concerto, è piena di elementi musicali tipici del nostro mondo operistico. Ma dentro si sente anche molta Austria. Racconta due nazioni che sono sempre state legate, a volte con qualche discussione, altre con grande amicizia. È un esempio di come la musica a volte abbia unito l'Europa ben più della politica. Io stesso sono italiano, ma da cinquant'anni lavoro anche qui a Vienna: qualcosa avrò assorbito".

"La mia prima volta al concerto di Capodanno, nel 1993 - ha ricordato poi Muti - ero terrorizzato. Bisogna trovare una via per mettere insieme tradizione e una cifra che sia tua. Devi essere un pilota esperto, altrimenti l'orchestra potrebbe anche andare da sola. Quella notte non dormii. Davanti a una delle orchestre più grandi del mondo, con un repertorio unico, con la mia inesperienza sentivo che avrei solo potuto peggiorare la situazione. Ma i musicisti mi hanno molto aiutato e tutto è andato bene. Poi negli anni l'esperienza mi ha insegnato che non è mai una passeggiata in giardino. Ma una nuova sfida, ogni anno".

(Unioneonline/v.l.)
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