Nel mondo della musica classica, pochi sono coloro che hanno il potere di trasformare una partitura in un'esperienza emozionale profonda per il pubblico. Lu Jia, rinomato direttore d'orchestra di Shangai, è uno di questi talenti eccezionali, la cui arte incanta, da più di 30 anni, i pubblici di tutto il mondo. 

Attraverso la sua maestria, Lu Jia riesce a dare vita alle note, regalando un'intensità e una bellezza uniche ad ogni esecuzione. E questa volta lo fa a Cagliari per la Stagione lirica e di balletto 2023 del Teatro Lirico, con Mefistofele. L’opera in un prologo, quattro atti e un epilogo su libretto e musica di Arrigo Boito, ritorna nel capoluogo dopo 62 anni con otto appuntamenti (l’ultima edizione fu all’Anfiteatro Romano nell’agosto 1961). Nel nuovo allestimento del Lirico, che si avvale della regia di Juan Guillermo Nova, il maestro Jia dirige il Coro del Teatro Lirico ed il Coro di voci bianche del Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina”.

Slittato il debutto di venerdì 17 novembre, a causa di uno sciopero dei dipendenti del teatro, lo spettacolo è andato in scena sabato 18, domenica 19, mercoledì 22 e sarà replicato venerdì 24 alle 20.30 (turno C); sabato 25 novembre alle 17 (turno I); domenica 26 novembre alle 17 (turno E).

Nella sua carriera, Lu Jia ha diretto alcune tra le orchestre più prestigiose del mondo. Le sue interpretazioni di composizioni classiche e contemporanee hanno ricevuto plausi unanimi dalla critica e dal pubblico. 

Come ha iniziato, Maestro, la sua carriera musicale e cosa l’ha ispirata a diventare un direttore d'orchestra?

«Sono nato in una famiglia legata alla musica, mio padre era direttore d’orchestra e mia madre cantante. Ho sviluppato la passione per quest’arte fin da giovanissimo. Ancora adolescente ho studiato direzione d’orchestra a Pechino e ho continuato gli studi a Berlino. Sono stato chiamato, ancora adolescente, per diventare direttore al Teatro Verdi di Trieste, che poi mi ha aperto alla musica di tutta Europa e del mondo intero. Con più di 2000 concerti ho avuto modo di esibirmi insieme alle principali orchestre europee e americane. L’Italia, in particolare, mi ha dato da subito tantissime occasioni, nonostante fossi ancora un giovanotto». 

La sua collaborazione con il teatro lirico di Cagliari dura da 27 anni. Qual’è il suo rapporto con la Sardegna?

«La mia storia con Cagliari inizia nel ’96 e da quell’anno sono venuto qui ogni stagione. Ho conosciuto questa meravigliosa isola e me ne sono subito innamorato: il suo cibo, i suoi vini, la sua gente. Da quando ho assaggiato il Turriga e l’Angialis non li ho più dimenticati. La gente qui è calorosa e accogliente, ogni volta è un dispiacere andar via. Anche la mia famiglia, che mi segue per i concerti, ha un debole per le spieggia e i piatti di pasta della bella Sardegna». 

Qual è stato il suo approccio con il "Mefistofele” di Boito?

«È la prima volta che dirigo quest’opera, la trovo tanto emozionante quanto complessa. Lo stile di Boito combina, in questa sua opera prima, tantissime cose insieme. Permette una grandissima immaginazione, dà spazio alla fantasia. Combinare e gestire la musica con maestria e chiarezza per orchestra e palcoscenico è stata una grande sfida. La scrittura è molto classica, tanto che alcuni pezzi musicali sono uguali anche quando il testo cambia, quindi bisogna dare un ritmo alla musica per creare varietà. Non deve essere mai statica ma inserire sempre colori sempre diversi. Questa è la sua grande potenza. Ciò che distingue un direttore è la sua capacità di interpretare le partiture in modo profondo ed emozionante, ma anche la connessione con la musica e gli artisti che dirige. Io voglio sempre lasciare al pubblico qualcosa di me».

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