Attore e chansonnier. Con la Sardegna che è sempre un punto di riferimento e un vincolo indissolubile. E l’Isola ha ispirato “C’etait quand”, il nuovo lavoro discografico di Bruno Putzulu, che da tanti anni vive a Parigi dove il suo cognome è diventato Putzulù. Ha lavorato con grandi registi, come Tavernier, Godard, Berry e Dupeyron, e vinto nel 1999 il premio Cesar (massimo riconoscimento del cinema francese) con il film “Petits desordres amoureux”. Il padre Giovanni, morto nel 2005, era nato ad Aidomaggiore.  Negli anni Cinquanta del secolo scorso si era trasferito in Normandia, a Tountainville, per lavorare in una cartiera, ma ogni estate tornava con la famiglia nella sua Isola, mai dimenticata.  Quelle vacanze ad Aidomaggiore per l’artista sono memorie di affetti, giochi, passeggiate, libertà e spensieratezza che hanno trovato una felice sintesi nelle 13 canzoni che compongono l’album. «In questi brani – spiega – c’è tutta la mia vita. Gioie e dolori. Le mie origini, la mia famiglia, gli amici. Dall’infanzia alle esperienze nel teatro e nel cinema alla passione per la musica. Ho sempre amato cantare. La recitazione e il canto esprimono una libertà senza confini. La musica ci aiuta a vivere e rasserena le nostre giornate. A 14 anni ho ascoltato un disco di Adriano Celentano. È stata una scoperta molto piacevole. Le sue canzoni hanno un’energia incredibile».

La statua di Santa Barbara sul cd (foto concessa)
La statua di Santa Barbara sul cd (foto concessa)
La statua di Santa Barbara sul cd (foto concessa)

Omaggio a Johnny

Putzulu, autore dei brani insieme a Denis Piednoir e Leo Nissim, rende omaggio a Johnny Hallyday: «Gli devo molto e lo ricordo con affetto e nostalgia. L’ho incontrato nel set del film “Pourquoi pas moi”. Siamo diventati amici. Mi telefonava alle tre del mattino e faceva finta di offendersi quando non rispondevo». Aidomaggiore è un richiamo costante anche nelle immagini che accompagnano il progetto musicale: «La Sardegna è presente in ogni momento della mia vita. Con Aidomaggiore ho un rapporto speciale e nel Cd ho inserito le foto del nuraghe simbolo del paese e della statua di Santa Barbara custodita nella chiesa campestre che ho visitato nell’estate del 2021 quando sono tornato in Sardegna». In quell’occasione il paese dell’oristanese lo ha accolto con grande calore: «Ho incontrato gli affetti più cari  e gli amici di estati lontane. Il ricordo di mio padre mi ha riportato in questa terra. Devo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per noi e per avere insegnato a me e ai miei fratelli ad amare l’Isola. Rivedere la casa di mia nonna e incontrare zii, cugini e amici è stata una grandissima emozione». Per suo padre non è stato facile l’inserimento nella società francese. «Erano purtroppo frequenti gli atteggiamenti razzisti nei confronti degli italiani», spiega l’attore che al mondo dell’emigrazione ha dedicato lo spettacolo “Les Ritals” (termine spregiativo con cui i francesi definivano gli immigrati italiani) in scena in questi mesi a Parigi e in altri teatri transalpini. È tratto da un testo dello scrittore italo-francese Francois Cavanna, uno dei fondatori del giornale satirico “Charlie Hebdo”.

L’amico

In “C’etait quand” ci sono gli echi di due mondi musicali che Bruno Putzulu conosce bene. Due tradizioni gloriose: gli chansonnier francesi e i cantautori italiani. Melodie eleganti e raffinate. Nella canzone “Chez Fulvio” Bruno racconta l’amicizia con  l'amico Fulvio Trogu, nato a Dolianova, che alla metà degli anni Novanta ha aperto un ristorante a Parigi, nel Marais. «Nell’album mancava una canzone gioiosa. Ho subito pensato a Fulvio. Lo conosco da 28 anni. Lui è come la musica. Quando arrivo nel suo ristorante la vita è molto più leggera e i cattivi pensieri si allontanano. Un ambiente che trovo congeniale forse anche per due presenze familiari che ci proteggono: la cartina della Sardegna e il piccolo mulino in legno realizzato da mio padre».

© Riproduzione riservata