Kristen Stewart: la star di Twilight debutta alla regia con “The Chronology of Water”
L’opera affronta i dolori e i traumi di una donna che tenta di sfuggire alla tossicodipendenza e agli abusi subitiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dall’esplosione di notorietà come protagonista della saga fantasy-romantica “Twilight” al consolidamento della carriera attraverso prestigiose collaborazioni sul set, Kristen Stewart si è affermata sempre più come una figura di riferimento nel panorama del cinema americano. Impegnatasi attivamente nell’ultimo decennio per valorizzare la propria immagine professionale, dopo aver preso parte a pellicole come “Café Society” di Woody Allen, “Crimes of the Future” di David Cronenberg e - solo l’anno precedente - all’acclamato “Spencer” di Pablo Larraìn, ha anche dimostrato un forte interesse per le produzioni indipendenti, libere dai condizionamenti delle grandi major.
Ma l’affermata interprete non sembra volersi limitare al lavoro davanti la cinepresa: ospite a Cannes, ha presentato nella sezione “Un Certain Regard” la sua prima pellicola da regista, intitolata “The Chronology of Water”. Il film, tratto dall’autobiografia di Lidia Yuknavitch, ha per protagonista Imogen Poots, già nota al pubblico per titoli come “The Father” di Florian Zeller. Nel pieno rispetto del testo originale, l’opera affronta in profondità i dolori e i traumi di una donna che, attraverso l’arte e il nuoto, tenterà di sfuggire alla tossicodipendenza e agli abusi subiti.
Durante l’evento Breaking Through the Lens, la Stewart ha condiviso alcuni ripensamenti legati al lungo percorso che ha preceduto il suo esordio alla regia, inizialmente annunciato nel 2018, ricordando quanto possa essere estenuante realizzare un progetto di questo tipo: “Grazie al cielo mi sono imposta perché se non lo avessi fatto non sarebbe accaduto... Ho dovuto fare una specie di scenata pubblica pur di poterlo realizzare”. Ribadendo inoltre la volontà di non accettare altri ruoli come attrice fino all’uscita del film, ha aggiunto: “Ho guardato il mio film... Si tratta di un parere personale e soggettivo. Lo amo. Tutti possono avere il proprio rapporto con il film, ma quando l'ho visto mi è sembrato di essere impegnata a guardare mio figlio in un asilo. Mi fa ridere, mi entusiasma.”
Sulla scelta di Imogen Poots come protagonista, e sulla decisione di non interpretare lei stessa alcun ruolo nel film, ha affermato: “Imogen era semplicemente l'unica persona che poteva interpretare questo personaggio. Io non sono adatta. Mi piacerebbe recitare in qualcosa che ho diretto e lo farò presto”.
Presente sulla Croisette per promuovere il film, l’attrice ha criticato apertamente l’atteggiamento elitario e l’aria di superiorità che ha riscontrato negli studios hollywoodiani, in particolare nei confronti delle donne, puntando il dito contro una mentalità ancora fortemente maschilista. Intervistata durante l’evento, ha affermato: “Esiste questa cavolata assurda secondo cui devi avere esperienza o una sorta di abilità tecnica (per poter girare un film). Ed è un modo per proteggere il sistema. È una vera visione maschilista. Come se fosse qualcosa di difficilissimo da fare. Chiunque può fare un film, se ha qualcosa da dire”.
Proprio per questo, ha scelto consapevolmente di non girare il film negli Stati Uniti, preferendo invece la Lettonia e Malta: “Ho evitato prontamente l'America, quel figlio di p*a. Ma non c'è quantità di apprendimento o abilità che tenga, è solo una stronzata. Se ti senti semplicemente autorizzato a comunicare e quindi ad attingere a qualcosa che vuole venire fuori, un film arriverà. Non sarebbe dovuto passare così tanto tempo... E non vedo l'ora di fare il prossimo”.
A sorpresa, scopriamo inoltre che la star non ha del tutto abbandonato l’universo dei vampiri: la vedremo infatti in “Flesh of the Gods”, diretto da Panos Cosmatos, con Elizabeth Olsen e Oscar Isaac, e prodotto da Adam Mckay. Scritto da Andrew Kevin Walker, autore del cult “Seven”, il film racconterà le vicende di una coppia nella Los Angeles degli anni 80, immersa in un vortice di erotismo e violenza tra le mura di un grattacielo. Un periodo senz’altro florido per la Stewart che, armata della sua poliedricità, sembra pronta a imporsi sempre più all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.