«Ero sull’ambulanza con la gamba storta, i medici pronti per la rianimazione... Più avanti ho capito che ho rischiato di morire veramente. Di setticemia».

Jovanotti si prepara all’uscita del suo prossimo album, «Il corpo umano vol. 1», a circa 50 date nei palazzetti con debutto il 4 marzo e anche alla super ospitata a Sanremo nella serata dell’11 febbraio, a un anno e mezzo dal grave incidente in bici a Santo Domingo con la rottura del femore e della clavicola, la prima operazione non riuscita a dovere, un secondo ricovero in Italia e una lunga riabilitazione.

«In sala operatoria – racconta al Corriere della Sera - ho preso un batterio che ha complicato tutto, si stava rosicchiando l’osso e per questo avevo la gamba più corta. Lo hanno scoperto a Milano i medici dell’Humanitas: nella seconda operazione ho perso 4 litri di sangue, è stato un Vietnam. Uno pensa che la morte accada solo agli altri».

«Ho investito tutto nella mia vitalità, anche un po’ ostentata – continua -. Il linguaggio del corpo era la mia lingua. Ho dovuto letteralmente reimparare a camminare. Si comincia gattonando: devi reimpostare il sistema neurale. Poi passi ai movimenti nell’acqua alta, poi dove tocchi, poi torni ad appoggiare il piede. L’energia è sempre quella, si dirama in modi nuovi e diversi e si traduce con un’altra intensità. Sarebbe dovuto comunque accadere prima o poi perché l’età passa. La prova del nove è arrivata il primo giorno di prove del tour: mi facevano male i muscoli per la tensione, avevo paura... Appena iniziato ho sentito che ripartiva tutto: sono contento di come sto sul palco».

(Unioneonline)

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