Izi, il genietto della trap è tornato. Classe '95, da Cogoleto, Genova, un'infanzia difficile, fra tribunali e assistenti sociali, fino alla fuga da casa, a soli diciassette anni, e al coma diabetico. Poi l'incontro con la musica e con il cinema, protagonista del film "Zeta" di Cosimo Alemà, a smussare gli angoli di un carattere schivo e mostrargli la via per esprimere quella ricchezza interiore, che oggi è il succo del suo nuovo disco: "Pizzicato".

«È un lavoro molto più personale, cupo e introspettivo del precedente», spiega Diego Germini (in arte Izi) che, oggi dalle 15, alla Feltrinelli del Costa Smeralda International Airport di Olbia e domani, dalle 16, alla Mondadori del centro commerciale La Corte del Sole di Sestu, incontrerà i fan sardi per il firma copie.

Anticipato dai singoli "Pianto" e "Tutto Torna", il nuovo album, schizzato al primo posto in classifica, è il frutto di una maturazione profonda, innescata dagli eventi di un anno molto intenso, seguito all'esordio con "Fenice".

Tredici pezzi collezionati pian piano, come si farebbe con una raccolta di poesie, e che, partendo dalla ricerca interiore, arrivano a parlare «delle gabbie in cui siamo finiti in questa società priva di valori, di ideali, a cui interessa più l'apparire, i vestiti, la moda, le droghe, piuttosto che conoscere se stessi e quale sia il significato per ognuno di noi del contatto con qualcosa di più grande».

Un dialogo serrato tra l'esperienza personale e il mondo circostante, che risuona già nel titolo del disco. "Pizzicato" «sta per infastidito, da tutti i demoni, dagli schemi mentali e dagli atteggiamenti negativi che ognuno di noi ha. Ma anche pizzicato dall'alto. Senza presunzione, mi sento come se fossi uno dei prescelti a parlare alla gente delle mie esperienze e di come ho lavorato su me stesso».

Il risultato è un piccolo vademecum per uscirne vivi o nel migliore dei casi elevarsi, come si vede fare Izi nella grafica di copertina, dove, da una folla di figure molto discusse nella nostra società, che si accalcano in un paesaggio da Inferno dantesco, lui si innalza verso qualcosa di più puro e vero. «La verità è importantissima pe me, non mi piace inventarmi storie, preferisco mostrarmi debole, quale sono, per comprendere i miei limiti e a lavorarci sopra», confessa Diego, cresciuto ascoltando De Andrè, Gaber, Lauzi, e Johnny Cash, Brassens, Ella Fitzgerald, Zaz e Stromae.

E non chiamatelo trapper. Il suono di fondo del disco è ancora quello del genere più in voga al momento in ambito rap, ma Izi è uno che ama spaziare: «Ho lavorato per trovare un suono particolare, unirlo agli arrangiamenti più classici, per cercare di arrivare a un pubblico più esteso».

Di questa urgenza a considerare le cose per quello che sono, sfuggendo a giudizi e pregiudizi, sono uno splendido esempio le tracce "Come Me" ft. Enzo Dong e "Dopo Esco" ft. Fabri Fibra, una collaborazione inattesa per un pezzo apparentemente controverso, che, senza demonizzarlo, analizza tutti gli aspetti, buoni e cattivi, del consumo di marjuana.

Cinzia Meroni

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