Il catalogo della piattaforma streaming Paramount+ sta diventando a poco a poco sempre più ricco di titoli capaci di stuzzicare l’attenzione dei più esigenti, tra produzioni inedite e vecchie perle. Fra queste ultime, una vera chicca per tutti gli amanti delle serie televisive è finalmente disponibile alla visione: “Penny Dreadful” - prodotta da Paramount, inclusiva di tre stagioni con 27 episodi in totale - rappresenta un apice nella categoria del genere horror-fantasy, riuscendo ad accaparrarsi dal 2014 al 2016 una consolidata schiera di fan. Vediamo allora di scoprire insieme i suoi punti di forza e perché, soprattutto per chi se la fosse lasciata sfuggire anzitempo, valga la pena recuperarla.

Il motore portante di tutti gli eventi è impersonato dalla figura di Vanessa Ives, interpretata da Eva Green, attrice che prima ancora ha saputo distinguersi per collaborazioni in film quali “The Dreamers”, “Le Crociate” o “Casinò Royale”. Il suo fascino, apprezzato in particolare da grandi registi come Tim Burton o Bertolucci, colpisce per il suo misto di espressività quasi ipnotica e tratti estetici tipicamente europei. Soprattutto il suo sguardo - così magnetico - riesce ad essere un elemento che la distingue e insieme un forte catalizzatore d’attenzione per lo spettatore, da cui riesce a leggervi la complessità e il giusto pizzico di follia che arricchiscono le sue caratterizzazioni. 

Ma insieme a Green troviamo un agguerritissimo cast, proveniente anch’esso da precedenti trascorsi in film e serie tv. Fra gli attori principali ricordiamo Josh Hartnett - inconfondibile per il suo aspetto affascinante e tenebroso -, Timothy Dalton - qui nelle vesti di un padre afflitto dai rimorsi, chiamato per prender parte con un ruolo molto simile anche nella serie “Doom Patrol” - e gli attori britannici Rory Kinnear - il primo ministro nell’episodio iniziale di “Black Mirror” -, Billie Piper - interprete in “Doctor Who”, “Diario di una squillo perbene” e “I Hate Suzie” - e la splendida,  purtroppo venuta a mancare recentemente, Helen McCrory, nota soprattutto per aver preso parte in “Harry Potter” e in “Peaky Blinders”. 

Lo show nasce dalla fantasia di John Logan, sceneggiatore anche per il film di Scorsese “Hugo Cabret”, legando in un efficace mix i racconti tratti da alcuni manoscritti del XIX Secolo con atmosfere che ricordano “La lega degli straordinari Gentlemen” di Alan Moore. Ciò ha consentito di inserire nella serie, in modo organico e coerente, alcuni dei personaggi più celebri della letteratura noir: Victor Frankenstein, Dorian Gray, Dr. Jekyll, il Conte Dracula, l'Uomo Lupo e molte altre creature fantastiche come streghe e vampiri. Il tutto ambientato tra le vie oscure ed inquietanti della Londra vittoriana. La forza di questa operazione televisiva risiede perciò nell’aver saputo attingere dal materiale letterario di partenza conformandolo al gusto del pubblico moderno, con un risultato originale e azzeccato che non tradisce però le sue basi di partenza. Anche il finale si dimostra all’altezza, nella perfetta chiusura di un cerchio che fa coincidere coerentemente l’intricata tessitura di storie e personaggi.

Con un pantheon di creature soprannaturali tanto variegato, non poteva non trovare spunto il tema della diversità, che in questo contesto riesce ad emergere nella giusta misura e precisione. Il senso di alienazione e discriminazione che vivono ripetutamente i protagonisti è infatti il moto attraverso cui viene scandita la conflittualità dei loro stati d’animo. Ciò avviene in mezzo al caos della vita londinese, dove al fascino dell’inconsueto si scontra il senso di repulsione e disgusto. Ecco quindi come le opere di riferimento trovano lo spazio ideale nel rinnovare i propri contenuti e porsi in discussione a fronte del tempo presente. 

E insieme alle questioni socio-culturali in ballo, non si può che restare  abbagliati di fronte al fascino inimitabile dell’epoca vittoriana. La perenne sensazione di aria densa e malferma, i vicoli insidiosi, il senso di usura e degrado a ogni angolo; questa è l’esperienza della città come viene riproposta nel serial, pregna di tutto il suo eco letterario. Molte delle ricostruzioni sul set, che consentirono inizialmente allo show di decollare e catturare l’attenzione, brillano ancora adesso per l’alto valore produttivo. Menzione speciale anche per i costumi e il trucco, abbinati perfettamente alle scenografie e al contesto in cui si inseriscono. Un prodotto, tirando le somme, che merita di essere recuperato da nuove schiere di appassionati come dalle vecchie leve, perché sarebbe comunque imperdonabile farsi scappare l’occasione di rivederla ancora. 

Giovanni Scanu

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