Presentatosi da solo durante la conferenza stampa, l’attore e regista americano Kevin Costner ha presenziato a Cannes per accompagnare la proiezione del suo ultimo “Horizon: an American Saga”, primo capitolo di un’epopea western che in quattro episodi destinati al grande schermo raccoglie le ambizioni di un progetto mastodontico e senza precedenti.

Oltre ad assumere il comando in sede di regia Costner interpreta il ruolo del protagonista Hayes Ellison, un cowboy in cerca di terra libera nel periodo di massima espansione verso ovest del continente americano, con momenti storici che risalgono a prima e dopo la Guerra Civile.

In arrivo nelle sale il 4 luglio e distribuito da Warner Bros, il primo episodio farà mostra di molti personaggi storicamente esistiti nel selvaggio West e, se dovesse ottenere il successo sperato, darà il via a una saga che coltiva già da ora enormi aspettative.

Prima ancora dell’inizio del festival, l’attore ha rivelato di voler cominciare a girare i prossimi film senza disporre di tutte le risorse finanziarie per il completamento: «Volevo iniziare il 25 aprile ma dovevo trovare i soldi. Volevo iniziare il 6 maggio ma avevo bisogno di trovare i soldi. Mi sono spostato al 13 maggio e inizierò il mio film. Ora non me ne frega più niente. Lo inizierò e basta».

Durante la sua apparizione sulla Croisette, la star oggi 69enne si è rivolta alla critica manifestando il suo attaccamento viscerale per il genere: «C'è chi dice che il western è un genere semplice, ma non è così. La vita di oggi a Parigi, Cannes o Los Angeles è semplice, non lo era certo quella dei coloni. Le persone che volevano una nuova esistenza rischiavano tutto per recarsi in questi luoghi mitici. Aree senza nome, senza edifici, senza proprietà, in America non c'era niente. Si parla di mito, ma la realtà è che questa terra è stata tolta a chi la abitava da secoli. La nostra cultura è costruita sul sangue della schiavi e sulla violenza contro i nativi».

Di fronte alle titubanze del pubblico, Costner si mantiene saldo nel far trasparire la sua fiducia, oltre all’esperienza sul campo e all’amore sconfinato per il cinema: «Lavoro nell'industria da così tanto tempo, non so perché sia così difficile convincere la gente a credere in questo film. Non credo che il film di nessun altro sia migliore del mio. L'ho fatto per la gente. Cerco sempre di realizzare prodotti di qualità perché credo nel cinema. Credo che quando si spengono le luci qualcosa di magico inizi».

Ad aver ulteriormente incuriosito la stampa sono stati i dettagli relativi ai finanziamenti necessari, che hanno messo Costner nella condizione di dover ipotecare le sue proprietà pur di dare una forma concreta al titolo.

Col primo capitolo pronto al debutto e il secondo quasi ultimato, la star ha rivelato di aver già preso parte ai primi tre giorni di riprese del terzo film e di voler tornare al lavoro subito dopo il festival: «Dopo il festival tornerò sul set. È una lotta, ma il mio Cannes sarà recarsi alle feste sugli yacht, andare dai ricconi e dir loro: non vi faccio scendere se non finanziate il film».

E dopo aver chiarito le sue intenzioni, ha confessato: «Prima non avevo soldi per fare cinema, poi ne avevo tantissimi, adesso devo usare i miei. Ma ogni giorno di lavoro mi sento felice e mi dico: oggi hai guadagnato i tuoi soldi, hai fatto il tuo dovere. Il lavoro mi fa sentire bene e ora che il primo capitolo di Horizon è uscito, almeno per un film la lotta è finita. Ormai è pronto ad affrontare il mondo».

Oltre ad aver messo in gioco le sue proprietà, Costner ha anche fatto qualche cenno sulla sua situazione privata, spiegando le difficoltà coi propri figli dopo il divorzio: «Dopo il primo Horizon ne ho fatto un altro, e adesso sto cercando di farne un terzo, ma qui a Cannes nessuno me lo compra. Vogliono fare le foto con me e io gli dico: no, parliamo di soldi. Ho rischiato le mie proprietà per questo film. Ho ipotecato le quattro case che avrei dovuto lasciare ai miei figli. Se ho ragione e i film andranno bene, i miei figli conserveranno la casa, altrimenti dovranno comprarsela da soli. Io l'ho fatto e ne sono felice».

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