Giorgieness, la creatura che ruota attorno a Giorgie D'Eraclea, 26anni, cantautrice valtellinese, sta per uscire con un nuovo disco, il successore di "La giusta distanza" che ha fatto urlare molti al miracolo. Un disco che ha catapultato la band tra i protagonisti del rock indie, d'autore, o in qualsiasi modo lo si voglia catalogare. Il nuovo disco, in uscita nelle prossime settimane e ancora senza un titolo annunciato, verrà anticipato in parte nel nuovo tour che ricomincia proprio dalla Sardegna, a Cagliari, sabato 7 ottobre all'Auditoium Comunale, per il Karel Music Expo, prima del live di Mara Redeghieri.

Giorgie D'Eraclea, come vive questi giorni di preparativi?

"Il disco è pronto, stiamo chiudendo le ultime cose. Sono giorni confusi, come ogni volta che esce un disco ma molto contenti di quello che siamo riusciti a fare".

Confusi perché ci sono sempre dettagli da sistemare?

"Sì, e poi quando esce un album ci sono le interviste e tutto quello che c'è da fare. Sembra un matrimonio da preparare".

Perché partite dalla Sardegna?

"Perché è uno di quei posti dove si riesce ad andare a suonare raramente. Quindi siamo anche contenti, ma riuscire a venire sull'Isola è sempre un po' più complicato che suonare su e giù per l'Italia. Quando è uscita questa data abbiamo deciso che fosse un buon momento per far ripartire tutto".

Non è la prima volta sull'Isola...

"Sì, siamo stati a Cagliari, l'anno scorso. All'Ateneika Music Week. È andata molto bene, insieme a Sara Loreni. Una bella data anche perché quella per me era sì la prima volta sull'Isola. Per Davide (La Sala: ndr) no, invece. È il nostro produttore e chitarrista ed è mezzo sardo, quindi è stata una data in casa per lui".

Uno dei suoi genitori è sardo?

"La mamma, originaria del Cagliaritano".

Avete avuto il tempo di visitare l'Isola?

"No, il viaggio è durato giusto il tempo della strada tra l'aeroporto, l'albergo e il posto dove abbiamo suonato. E anche questa volta sarà così. Ma il progetto, vero, è quello di tornare in Sardegna per una settimana di vacanza, con mia madre".

Giorgieness
Giorgieness
Giorgieness

Che show sarà?

"Non so quante canzoni nuove suoneremo, ma qualcosa cercheremo di presentare anche per testare un po' i nuovi brani sul pubblico e cercare di capire. Sicuramente ci sarà 'Dimmi dimmi dimmi', il primo singolo".

Le nuove canzoni che umore hanno di fondo? Sono davvero così lontane da “La giusta distanza”?

"È un altro disco, ma è la stessa band che suona. E questo si sente ma tutti ci siamo un po' spinti un po' oltre a ciò che sappiamo di fare bene. Le chitarre saranno meno protagoniste, ma non c'è aggiunta massiva di synth. Il basso è il vero protagonista, così come la batteria. Luca, il batterista, si è inventato un nuovo set, tutto analogico. E io ho provato a urlare di meno e a dire che so anche cantare".

Già nel precedente però c'erano episodi in cui la voce era più riflessiva e morbida. O no?

"Diciamo che è un po' come nella vita e crescendo capisci che certe cose le puoi dire anche senza urlare, con la stessa enfasi e risultato. Ho puntato molto su questo".

È andata per sottrazione, quindi, suoi suoni e altro?

"Sì. È una cosa che si fa sempre, perché quando si fa un disco l'atteggiamento è quello di inserire sempre troppe cose e poi si cerca di torgliere il superfluo. Abbiamo cercato di arrivare all'osso delle canzoni ed è partito tanto dai testi, per me sempre fondamentali. Poi mi sono scontrata con le scadenze, con l'esigenza di chiudere un disco entro una certa data ma è andata bene".

Uscirà un lato più maturo di Giorgie?

"Spero che la crescita sia qualcosa di diverso dalla semplice anagrafica. Penso che sia la curiosità per le cose che ti spinge a cambiare e a cambiarti. Ho notato che tra i 20 e i 26 anni si cambia molto e io ho dovuto dare una raddrizzata alla mia vita. Il disco in questo senso è autobiografico, io rimango una cantautrice e quindi parto dal mio vissuto, ma ho provato a dare un aspetto diverso dall'io che racconta".

Missione compiuta?

"Mi sono resa conto di aver cercato di usare lo stesso gruppo di parole nelle canzoni, che è diventato poi un processo conscio, con quelle stesse parole che diventavano man mano come un mantra: i capelli, la gola, le dita, il concetto di casa, il restare, il dire. Volevo usare un linguaggio semplice, e così sono riuscita a scavare in fondo a situazioni difficili. Sicuramente non è un disco felice, ma non è nemmeno un disco triste. Parla del fatto che siamo esseri fallibili, e i fallimenti fanno parte della crescita di ognuno di noi".

Il disco nuovo è in arrivo, la prima tappa del tour è a Cagliari
Il disco nuovo è in arrivo, la prima tappa del tour è a Cagliari
Il disco nuovo è in arrivo, la prima tappa del tour è a Cagliari

Se non avesse avuto la scrittura sarebbe riuscita a fare questo processo di autoanalisi e analisi del mondo?

"Non credo. Per me le emozioni sono qualcosa di incontrollabile e anche violento. Il fatto di scriverle e doverle anche spiegare è stato fondamentale, credo, per non impazzire. Cose che magari tenderesti a buttare su uno status di Facebook, senza fissarle e cercare di capirne i motivi più profondi. E le canzoni fanno anche questo".

A questo punto come guarda alle canzoni più vecchie?

"Non le vivo male, ogni tanto mi capita di non sentirle più come un tempo, ma credo sia un processo normale. Ma non le sento come di qualcosa di non mio, fanno parte di un passato importante e ancora mi capita di emozionarmi nel cantare e suonare certe cose. Un esempio? 'Lampadari'".

Cosa di questo nuovo corso la deluderebbe ora e cosa la esalterebbe se succedesse?

"Non ci aspettiamo niente di gigantesco, perché i risultati non arrivano mai così, da un momento all'altro. Delusione sarebbe se la parte lirica in qualche modo non piacesse, proprio per l'amore che metto nelle parole. Per il resto, che vada un po' meglio del primo, che ci sia una crescita, che il pubblico continui ad arrivare come ha fatto in questi anni".

Marco Castrovinci
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