In arrivo a giugno, sul grande schermo, il nuovo film dedicato a Elvis Presley. A cimentarsi nel racconto della vita dell’icona del rock ’n’ roll il regista australiano Baz Luhrmann, firma di “Moulin Rouge!”, “Romeo+Giulietta” e “Il Grande Gatsby”.

Austin Butler, attore trentenne conosciuto soprattutto per i ruoli in serie come The Carrie Diaries e The Shannara Chronicles o per quello di Tex Watson, interpreta il leggendario cantante, morto prematuramente dopo almeno un decennio di eccessi a soli 42 anni nel 1977.

Tra gli attori Tom Hanks, l'enigmatico e un po' inquietante colonnello Tom Parker, impresario e talent scout che iniziò il suo sodalizio, segnato da luci ed ombre, con Presley, quando il cantante aveva 20 anni ed era un emergente della Sun Records.

Ma anche Olivia DeJonge, nei panni del grande amore e poi moglie di Elvis, Priscilla, Kelvin Harrison Jr, Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee. "I grandi narratori come Shakespeare non facevano biografie, ma usavano una vita di una persona reale come tela per esprimere le proprie idee - spiega Luhrmann - Io sono sempre stato fan di Elvis, ma non conoscevo a fondo tutti i particolari della vita mitica che ha vissuto. Approfondendoli, ho capito che non ci sarebbe stato niente di meglio del suo percorso per raccontare l'America degli anni '50 '60 e '70, nei quali vive tre vite insieme. Elvis per me è una grande tela per esplorare l'America".

La scommessa più grande per il regista comunque è Butler, scelto dopo sei mesi di casting: "Ciò che mi ha entusiasmato di più nell'interpretare Elvis - dice Butler - è stato esplorare l'umanità di un uomo che ha rappresentato uno specchio della società, diventato nella cultura popolare quasi un supereroe". Butler ha cantato per il film molte canzoni di Presley: "Ho lavorato sul ruolo per più di un anno prima delle riprese, volevo sembrare il più vero possibile" spiega.

"Austin canta tutte le canzoni di Elvis degli anni '50, poi andando avanti nel tempo la sua voce si fonde a quella del vero Presley - sottolinea Luhrmann -. Questo perché le sue incisioni degli anni '50 erano mono e anche rimasterizzate, hanno un suono che in un film non dà il senso della realtà. Noi dovevamo entrare nell'anima di Elvis e quindi abbiamo usato, per farlo, un linguaggio nostro". Per prepararsi Butler ha studiato il rocker fin nei minimi dettagli dei movimenti, "che cambiano da una decade all'altra. Ho guardato e ascoltato per mesi tutto il materiale disponibile. Sentivo una responsabilità incredibile verso la famiglia di Elvis, Priscilla e sua figlia Lisa Marie". 

(Unioneonline/D)

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