Consacrato alla notorietà internazionale dopo il successo di “Dune” e “Dune - Parte Due”, Denis Villeneuve è considerato ad oggi uno dei director di punta nel variegato panorama del cinema di fantascienza; e le novità sul suo conto, oltre ai progetti che lo tengono attualmente impegnato, catturano immediata attenzione fra gli appassionati del genere come tra i fruitori più occasionali. Distintosi fra i suoi concorrenti per uno stile audace e fortemente evocativo - che trova immediata espressione nella scelta di imponenti scenografie, come nell’abilità rara di raccontare le storie affidandosi soprattutto all’effetto prorompente delle immagini - il regista sta ora dedicandosi alla realizzazione di “Dune: Messiah”; terzo capitolo per il grande schermo dell’epopea di Paul Atreides tratta dai romanzi di Frank Herbert, e che - stando a precedenti dichiarazioni - consisterà molto probabilmente nella sua ultima partecipazione all’interno della saga.

Chiarendo le sue scelte in vista dell’episodio conclusivo, Villeneuve è intervenuto durante il podcast di Vanity Fair Little Gold Men, riferendo quanto segue: “In primo luogo, è importante che la gente capisca che per me era davvero un dittico. Mi sono avvicinato alla regia di due film che hanno costituito l'adattamento del primo libro. Conclusa questa parte, se dirigo un terzo film, non sarà come una trilogia. È strano dirlo, ma se torno a rivisitare quel mondo è per fare qualcosa che sembri diverso e abbia una propria identità”. Ulteriore curiosità ha suscitato il director durante un intervento al BFI London Film Festival, rivelando il desiderio di voler realizzare in futuro un film completamente privo di dialoghi.

Rivolgendosi al moderatore dell’evento Bret Goldstein, ha detto nello specifico: “Amo il dialogo, ma non sempre nel cinema. Spero un giorno di poter fare un film che non utilizzi il linguaggio parlato. Cerco il più possibile di usare il potere delle immagini. Dopotutto, non suona nuova la notizia che Vileneuve provi scarso interesse per i dialoghi troppo elaborati in un film. Allineandosi alle posizioni di altri colleghi, si pensi a George Miller o prima ancora a Stanley Kubrick, il director s’è espresso in svariate occasioni sull’argomento; come avvenuto con una dichiarazione al The Times of London, dove ha sostenuto: “I film sono stati corrotti dalla televisione. In un mondo perfetto, realizzerei un film coinvolgente che non sembra un esperimento ma in cui non c'è nemmeno una singola parola. Le persone uscirebbero dal cinema e direbbero: aspetta, non c'erano dialoghi? Ma non ne sentirebbero la mancanza. Non mi ricordo i film grazie a una buona battuta, mi ricordo i film grazie a una forte immagine”.

E attirando ancor più interesse, Villeneuve ha detto la propria anche su ciò che riguarda il franchise di “Star Wars”. Ospite durante il podcast di Matthew Belloni The Town, il director ha parlato del proprio legame con la saga, considerata dai più l’esperienza fantascientifica per eccellenza sul grande schermo. Riflettendo innanzitutto sull’impatto che i film di George Lucas - fra alti e bassi - hanno avuto nella sua formazione di cineasta, ha dichiarato: “Facevo parte del target della saga, avevo 10 anni, è entrato nel mio cervello come un proiettile d'argento, sono diventato ossessionato da Star Wars. L’impero colpisce ancora è stato il film che ho atteso di più in tutta la mia vita. L'ho visto un miliardo di volte sullo schermo, sono rimasto traumatizzato dal film. Adoro Star Wars, il problema è che tutto è deragliato nel 1983 con Il Ritorno dello Jedi… Avevo 15 anni, io e il mio amico volevamo prendere un taxi, andare a Los Angeles e parlare con George Lucas. Eravamo così arrabbiati. Ancora oggi, gli Ewok... Si è trasformata in una commedia per ragazzini...”.

Quanto invece agli episodi dell’ultima trilogia e alla possibilità di vederlo coinvolto, prima o poi, in un progetto attinente al brand, ha ammesso: “Ho pensato che (la saga) sia diventata cristallizzata nella propria mitologia, davvero dogmatica, sembra quasi una ricetta, nessuna sorpresa. Non sto sognando di lavorare a Star Wars, il codice è davvero codificato”. Per il momento, dunque, Villeneuve sembrerebbe intenzionato a chiudere nel miglior modo possibile l’esperienza con “Dune”, per definire poi una nuova direzione espressiva in vista del prossimo futuro. Al momento, perciò, non sembrano esserci buone ragioni per credere che il mondo di “Star Wars” possa contemplare un suo coinvolgimento. Ma si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire.

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