"C'è un gran fraintendimento e voglio che si sappia che la notte in cui è morto Chris non era depresso. Era in un delirio, non in possesso di tutte le sue facoltà, perché gli erano state prescritte troppe medicine, come il Lorazepam, che mai avrebbe dovuto prendere. E la cosa più triste è che la sua morte era completamente evitabile".

Lo ha detto Vicky Karayiannis, moglie di Chris Cornell, leader dei Soundgarden e degli Audioslave, colonna portante della scena grunge di Seattle degli anni novanta, trovato senza vita il 18 maggio del 2017, dopo essersi impiccato nel bagno della sua camera d’albergo a Detroit.

La vedova sostiene che l'artista si sia tolto la vita, in preda a una sorta di delirio causato dai farmaci che assumeva.

"Ogni giorno mi rendo conto di quanto Chris sia amato, anche dalle nuove generazioni. Era un’icona e la sua eredità va avanti. Ma per me è una mancanza quotidiana. Era il mio migliore amico ed è l’unico a cui vorrei raccontare certe cose. Mi manca guardare i film con lui o fare i biscotti: questi sono i miei ricordi. Si illuminava quando vedeva i nostri due figli e quel che ci fa andare avanti è proprio l'aver ricevuto così tanto amore", ha fatto sapere ancora la moglie di Cornell.

(Unioneonline/F)
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