Esattamente 40 anni fa il mondo diceva addio a Elvis Presley, universalmente incoronato "The King" della musica leggera di tutti i tempi e ancora nel cuore di milioni di fan in tutto il mondo.

Appena diffusa la notizia, quel 16 agosto del 1977, iniziò una sorta di pellegrinaggio verso la tenuta di Graceland a Memphis, la dimora dove purtroppo non restava che l'ombra del mito, un Elvis imbolsito, stanco e dipendente dai farmaci. Ma per l'America - e il mondo - rimaneva ancora l'immagine del ragazzo degli anni '50, col ciuffo impomatato, la voce vellutata e il sorriso ammiccante. Generazioni di giovani cresciuti nel dopoguerra e negli anni del boom gli erano grati per aver rivoluzionato la musica creando il rock'n'roll, ma soprattutto per aver svecchiato un mondo ancora colmo di tabù.

Come spesso capita alle star, la leggenda è partita da un colpo di fortuna nel lontano 1954, quando il ragazzo di provincia col pallino della musica finisce in un piccolo negozio di dischi di Memphis, dove si registrano copie personali a pagamento: una delle addette è colpita dalla sua voce, lo segnala al superiore che di nome fa Sam Phillips e dirige l'etichetta discografica "Sun" e guarda caso sta cercando "un bianco che canta come un nero".

Il resto è storia, musicale e di costume, perché Elvis è sì una rivoluzione a suon di note, ma è anche la prima grande star del '900, re di incassi e di classifiche, inventore del marketing discografico e prima vera icona giovanile.

Siamo a metà anni '50, Elvis non è ancora il fenomeno globale che poi conosceremo, ma ogni sua apparizione, anche nei tour locali, è segnata dall'isteria delle giovani teenager, che in quelle movenze provocanti dell'anca e nell'esplosione di energia hanno trovato il loro sex symbol. A capire la portata rivoluzionaria di questo ragazzone dalla voce suadente sarà lo scaltro Colonnello Parker, artefice del passaggio alla RCA e poi della consacrazione mediatica all'Ed Sullivan Show: è il 5 settembre 1956 e sotto gli occhi di più di 50 milioni di spettatori sta nascendo il mito di Elvis.

Poi verranno i successi, le vette delle hit parade, gli incassi da capogiro e il fortunato tuffo nel cinema. Un'altra leggenda della musica come John Lennon saprà definire Elvis meglio di tutti, dicendo semplicemente che "Prima di Elvis non c’era niente".

E oggi, a distanza di 40 anni dalla scomparsa, l'amore per "The King" sembra resistere, nonostante la musica abbia conosciuto tante altre rivoluzioni, e nemmeno l'Italia ha dimenticato Elvis, se dalla scorsa primavera si sono susseguite svariate iniziative per celebrarne il ricordo, dalla Fiera internazionale della Musica di Erba al Festival di Treviso tutto dedicato a "The King", che lo scorso giugno ha raccolto fan da tutta Europa. Oggi l'appuntamento è alla Graceland Mansion, dove i nostalgici di Elvis si sono dati appuntamento per dieci giorni di celebrazioni e omaggi al loro indimenticabile mito.

Barbara Miccolupi

© Riproduzione riservata