“Better Man”, il film sulla vita di Robbie Williams presto nelle sale
La star viene rappresentata con le fattezze di uno scimpanzè(Ansa)
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In concomitanza col Capodanno, arriva finalmente in sala l’attesissimo “Better Man”, biopic sulla vita del cantautore britannico Robbie Williams che ha attirato particolare attenzione tra i consumatori e le stampa specializzata per le sue originali scelte stilistiche; ben differenti da quelle più comuni usate all’interno della categoria. Nelle fattezze di un incontenibile scimpanzé, la star trova una voce diversa, più vicina a una visione personale di se stesso, dando un carattere e un tocco al suo debutto cinematografico assolutamente unico.
Attraverso lo sguardo audace di Michael Gracey, già attivo nel mondo del cinema a tema musicale dopo l’esordio nel 2017 con “The Greatest Showman”, il musical live-action ripercorre la biografia di Williams dall’infanzia alla scalata verso il successo: ricordando l’esperienza vissuta come componente nella boy band anni 90 “Take That” fino alla carriera da interprete solista con successi del calibro di “Let me entertain you”.
Seguendo un progetto risalente al 2021, il film è stato girato quasi interamente nei Docklands Studios di Melbourne, tra maggio e giugno del 2022; ulteriori riprese aggiuntive sono state effettuate a Londra nel marzo dello scorso anno. Ad assumere il ruolo di Williams sullo schermo troveremo l’attore inglese Jonno Davies, anche ricordato per le sue apparizioni negli spy movie “Kingsman”. Al suo fianco ci saranno anche Steve Pemberton, Alison Steadman, Damon Herriman, Kate Mulvany, Anthony Hayes, Tom Budge, Raechelle Banno e Liam Head. Sulla scelta di conferire al protagonista le fattezze di una scimmia, Williams e Gracey hanno voluto esprimere gli opportuni chiarimenti nel corso di varie interviste.
Gracey ha affermato a tal proposito: “È una storia particolare e Robbie è un personaggio unico. Volevo essere sicuro che il modo in cui abbiamo rappresentato la sua vita fosse creativamente unico”. E intonandosi al director, Williams ha aggiunto: “La mia vita è apparsa ai miei occhi come l'esecuzione di un numero da funambolo senza l'imbracatura di sicurezza. So di poter cadere in qualsiasi momento e molte volte lo faccio. Quando Michael mi ha proposto di essere interpretato da una scimmia ho percepito l'audacia della scelta ma allo stesso tempo ho capito che dovevamo fare come diceva”.
La direzione espressiva scelta per il titolo abbraccia la volontà di rappresentare l’icona del pop anche nei suoi aspetti più delicati e autodistruttivi, senza il timore delle censure o il pericolo d’interferire con la sua immagine di personaggio pubblico. Affrontando ad esempio le varie dipendenze da alcool, droghe, sesso e cibo, il cantautore si scopre come mai accaduto fino ad ora; da qui la scelta di non attribuire le proprie fattezze a un altro interprete, ma di assumere quelle dell’animale che più lo rispecchia. Durante l’anteprima stampa italiana organizzata da Lucky Red a Roma presso l'Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, Williams ha condiviso coi pochi fortunati ulteriori curiosità e chiarimenti.
Tornando sulla decisione di attribuirsi un aspetto da primate, ha detto: “Perché è così che mi vedo: in questo modo il pubblico può vedere esattamente ciò che vedo io. E poi perché ci sono troppi biopic tutti uguali in giro, ci hanno stancato! E soprattutto troppi biopic ripuliti. Questo non è così: non abbiamo edulcorato i punti più difficili. Ci ho masso la mia autenticità. Per ora il film è stato liberatorio: ho un grande desiderio di condividere la mia storia. Ma se non sarà un successo sarà terribile. Dovrò fare ancora più terapia!”
Senza poi nascondere il proprio bisogno di attenzioni, ma anzi dichiarandolo in maniera netta, ha spiegato i motivi per cui ha sentito l’esigenza di tornare a parlare di se, anche dopo il documentario di Netflix uscito lo scorso anno: “Non ho fatto questo film per altruismo, non volevo curare o aiutare altre persone. L'ho fatto per motivi di carriera: per creare attenzione su di me. Cerco attenzione per professione: se non ce l'ho non esisto. È lo stesso motivo per cui ho fatto il documentario Netflix. Però, detto questo, ho avuto una quantità di affetto enorme quando è uscito il documentario: tantissime persone si sono riviste in me e, in qualche modo, le ho aiutate. Incredibilmente il mio essere narcisista ha fatto del bene agli altri! Quindi se, oltre a diventare un grandissimo successo, qualcuno potrà trovare conforto nel mio film, sarà la ciliegina sulla torta”.