"Il 2 febbraio dello scorso anno ho avuto un ictus, ho subito un'operazione d'urgenza, e quando mi sono risvegliato non riuscivo più a parlare. Proprio io, che sapevo solo parlare: non potevo dire nemmeno i nomi dei miei figli. Questo libro è stata la mia terapia e la mia speranza".

È il messaggio postato su Twitter con cui il giornalista Rai, Andrea Vianello, mostrando la copertina del libro "Ogni parola che sapevo", in uscita il 21 gennaio per Mondadori, racconta per la prima volta il suo personale dramma.

Da allora Vianello, 58 anni, ex direttore di Rai3 e già conduttore di diverse trasmissioni del servizio pubblico, non è più comparso in tv ma ha continuato a commentare l'attualità dai social network.

"La vicenda che Andrea Vianello si è deciso a raccontare - si legge nelle note di copertina - è la storia di un ictus, del suo ictus. Nel caso specifico si è trattato di un'ischemia cerebrale che ha colpito il lato sinistro del cervello, causata da una dissecazione della carotide. Una brillante operazione d'urgenza, nonostante una gravissima complicazione sul tavolo operatorio, è riuscita a tenerlo nel mondo dei vivi, ma nulla ha potuto rispetto al danno che si era già propagato: di colpo le sue parole erano perdute. O meglio: nella sua testa si stagliavano chiare e nette come sempre, ma all'atto pratico uscivano in una confusione totale, fonemi a caso, ingarbugliate e incomprensibili. Una prospettiva terribile per chiunque, ma ancora di più per lui, che delle parole ha fatto un'identità e un mestiere, quello di giornalista televisivo".

"Ogni parola che sapevo" è il racconto di un viaggio in un inferno molto diffuso, l'ictus e i suoi danni, che a volte presenta un percorso terapeutico e riabilitativo che non esclude il ritorno.

Il calvario di chi scopre la sua vulnerabilità fisica, e si ritrova in poche ore a fare i conti con la malattia e i meandri inestricabili della sanità pubblica.

"Un libro a volte ironico, ma sempre pieno di speranza - conclude la nota di copertina - e che racconta il quotidiano ma inevitabile coraggio di chi si trova ad affrontare una lunga e spesso solitaria traversata del deserto. E che nonostante tutto riesce, forse, a recuperare la sua parte migliore".

(Unioneonline/v.l.)
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