Il 18 settembre del 1970, esattamente 52 anni fa, ci lasciava quello che ancora oggi è considerato uno dei più grandi chitarristi della storia e uno dei principali innovatori nell’uso della chitarra elettrica nella musica rock. Secondo la classifica della rivista Rolling Stone il più grande in assoluto, davanti a Eric Clapton e Jimmy Page.

La mattina di quel 18 settembre Hendrix venne trovato morto nell’appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel di Londra. A raccontare la tragedia la sua ragazza tedesca Monika Dannerman, che era presente al momento dei fatti: Hendriz sarebbe stato soffocato da un improvviso conato di vomito provocato da un cocktail di alcool e tranquillanti.

Le sue spoglie sono state riportate negli Usa e sepolte nel Greenwood Memorial Park di Renton, a sud di Seattle. Sulla lapide, assieme al nome, venne fatta incidere la sagoma della sua chitarra-simbolo, la Fender Stratocaster.

Aveva 27 anni Jimi Hendrix, anche lui fa parte del “Club dei 27” o della “Maledizione dei 27”, ovvero di quel cerchio di artisti morti all’età di 27 anni, quasi sempre per abuso di alcol e droghe o per suicidi: Brian Jones, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse.

Jimi Hendrix è diventato subito un’icona, sin dalle prime volte in cui ha calcato le scene: un po’ per l’aspetto selvaggio, un po’ per quello che faceva sul palco (a Monterey nel 1967 concluse la performance dando fuoco alla chitarra, a Woodstock nel 1969 fece una originalissima reinterpretazione dell’inno nazionale Usa.

Tra i principali esponenti dell’hard rock anni Sessanta, si ritiene che abbia dato un importante contributo anche allo sviluppo dell’heavy metal che si sarebbe sviluppato di lì a poco: tra le altre cose, fu tra i primissimi a servirsi della distorsione e del pedale wah wah.

(Unioneonline/L)

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