Il segreto è non fermarsi mai. L’idea del viaggio si addice alla musica popolare.

La sua vitalità è fatta di scambi, conoscenze, incontri.

Come quello che a Cagliari accompagna il quinto appuntamento della stagione di prosa allestita dal Cedac, in programma da oggi a domenica, dove la musica incrocia la parola.

Questa sera alle 20.30, sul palco del Teatro Massimo, va in scena “Assassina”, testo di Franco Scaldati interpretato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi, con il contributo dei Fratelli Mancuso, autori ed esecutori delle musiche eseguite dal vivo, ma non solo. "Impersoniamo la mamma e il papà dei due protagonisti, ovvero una vecchina e un omino che vivono ai margini della società", precisa Lorenzo Mancuso: "Le musiche rappresentano il collegamento ancestrale che due persone possono avere con il passato, con i genitori.

Quasi tutte le composizioni sono nostre, tranne qualche verso preso direttamente dalla scena, dall’opera di Scaldati>>.

Temi nuovi, o avete recuperato anche qualcosa dal vecchio repertorio?

"All’interno dello spettacolo ci sono dodici pezzi, alcuni sono frammenti, altri brani veri e propri, come canti a cappella o a due voci.

Dieci sono stati scritti per l’occasione, due, invece, appartengono al passato.

Uno fa parte dell’album "Cantu", pubblicato nel 2003.

L’altro è un canto religioso, un rosario, contenuto nel disco “Bella Maria”.

Un brano che ci ha portato fortuna, perché fu scelto per la colonna sonora del film Il talento di Mr. Ripley, con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law. Non avremmo mai immaginato che un canto del nostro paese, Sutera, potesse un giorno essere conosciuto in tutto il mondo".

Che strumenti porterete sul palco?

"Chitarre, due harmonium di diversa grandezza, un liuto a manico lungo, che ormai praticamente non esiste più e che veniva utilizzato dai cantastorie ciechi, un salterio ad arco e una viella, l‘antenato del violino, tra l’altro presente in tutti gli affreschi rinascimentali".

Avete lavorato altre volte con Vetrano e Randisi o questa pièce segna il vostro primo incontro?

"Per quanto riguarda il teatro, sì. Ad ogni modo, ci conoscevano già, non solo perché siamo tutti e quattro siciliani, ma anche perché videro due opere in cui eravamo coinvolti.

Una messa in scena con il Teatro delle Albe di Ravenna, e l’altra, “Medea” con Emma Dante. Dopo, ci chiesero di partecipare a un documentario Rai sulla morte di Pirandello, eseguendo un nostro canto a cappella che accompagnava il feretro".

Questa intervista verrà pubblicata sul sito web dell’Unione Sarda: che rapporto hanno con la Rete due artigiani della musica come voi?

"Non siamo degli esperti, ma è chiaro che ormai anche in campo musicale di internet non si può fare a meno.

Diciamo che utilizziamo la Rete quel tanto che basta. La nostra musica privilegia altri approdi".

Venerdì 10 alle 17.30 alla Mediateca del Mediterraneo gli attori e i musicisti incontreranno il pubblico per parlare della figura e dell'opera di Scaldati.

Coordina il giornalista Giacomo Serreli.
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