Big data, intelligenza artificiale e information technology. È triplice la matrice avveniristica che innerva il know-how glottologico maturato sei anni fa da Mirko Busu a Torino. A dimostrazione di quanto l'alba della Quarta rivoluzione industriale rischiari da tempo i suoi orizzonti culturali.

Nato 32 anni fa a Nuoro, maturità scientifica al liceo Fermi e laurea in lingue all'università di Torino, nel 2016 si trasferisce a Budapest: a credere in lui è la filiale ungherese di Tata Consultancy Services, il maggiore grossista indiano di servizi computerizzati. Quindi fa tappa in Irlanda, stabilendosi a Dublino.

Le tappe

Dapprima è account manager di Blueface, azienda delle telecomunicazioni, di seguito dirigente della società N3, leader nel marketing digitale, e da marzo 2019 componente del team di venditori assoldato dalla multinazionale statunitense Google che, forte di una capitalizzazione azionaria di oltre un trilione di dollari, impiega 115 mila dipendenti ed è presente in 50 Paesi.

L'attività del contractor barbaricino s'incentra sui prodotti cloud: contatta i potenziali clienti, studia i loro target ed elabora piani commerciali che ne soddisfino le esigenze. In parallelo si sta specializzando all'Ulster University nella data analysis: il processo che, vagliando mastodontici insiemi di elementi conoscitivi, funge da chiave interpretativa di questo scorcio di terzo millennio.

Contaminazioni culturali

«Ho sempre voluto rifuggire - racconta Mirko Busu - dal provincialismo di Nuoro: il suo tratto distintivo è la chiusura mentale. A 15 anni decisi che appena possibile sarei andato via».

Altolà a qualsivoglia smanceria identitaria. «Per me - sottolinea il giovane manager - è dirimente avere nuovi stimoli. C'è chi aspira alla stabilità, salvo poi ritrovarsi, una volta che s'illude di averla conquistata, amareggiato. Probabilmente perché il concetto di solidità, variamente declinabile a seconda del contesto cui si riferisce (economico, familiare, sentimentale) rimanda a una condizione ipotetica del terzo tipo. Prefigura uno stato tipico dell'irrealtà, visto che niente è duraturo nel vero senso della parola».

La socialità, antidoto contro l'ignavia. «Confrontarsi con culture diverse - dice Busu - è la chiave di volta dell'esistenza umana. I rapporti interpersonali rinvigoriscono le competenze esperienziali. Chiunque è una fonte cognitiva dalla quale attingere saperi, abilità e sensibilità».

La sfida

«La digital transformation - prosegue Mirko Busu - è una trepidante realtà: sta rivoluzionando le nostre vite». Basti pensare alle logiche sottese al mercato globale 4.0 che compromettono la soggettività decisionale. «Le ditte fabbricanti non devono più capire cosa smerciare al consumatore. Quando gli propongono il loro bene, sanno già che è l'oggetto dei desideri che cercava. Esemplificativi i comunicati pubblicitari che tempestano i nostri smartphone: sono personalizzati, vengono modellati sui profili individuali». Una pervasività sovrannazionale, senza patria né confini. «Sono dinamiche totalizzanti: la cifra dell'attuale momento storico. Spetta a noi cautelarci». La capacità critica, l'accorgimento antropologico da contrapporre all'occhio del grande fratello. «Per tentare di sottrarsi al suo potere d'influenza occorre esercitare il libero arbitrio. Ponderare con razionalità e ragionare con la propria testa - conclude - sono le uniche armi di cui disponiamo».

Claudio Serpico

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