«La prima racchetta me la ricordo ancora: è stata una Wilson nera con il manico rosso, anche quella tra le altre è rimasta a Cagliari».

Era la promessa sarda del tennis internazionale, non per niente a 14 anni tra i primi tre tennisti europei under14, a diciotto tra i primi under18, convocazione in nazionale, poi a 19 alla racchetta ha preferito i libri ed è volato a New York con una borsa di studio. Rimpianti? «Nessuno». Lo dice convinto e divertito, con un italiano un po' americanizzato ma sempre marcato da quella cadenza inconfondibilmente sarda. Daniele Piludu, 30 anni, abita ormai dal 2010 nella Grande Mela, dove ha fondato e dirige Isap (International student athletes program), una società che aiuta i giovani atleti europei a inserirsi nelle grandi università americane. «Esattamente quello che ho fatto io quando sono venuto qui».

Piludu con Rafael Nadal (L'Unione Sarda)
Piludu con Rafael Nadal (L'Unione Sarda)
Piludu con Rafael Nadal (L'Unione Sarda)

Uno contro uno con Nadal

«La prima volta che mi hanno proposto di studiare in America mi trovavo in Germania, al torneo di Halle - racconta -. Questo tizio mi voleva per giocare nel team di tennis della sua università a Chicago. L'ho guardato e per poco non mi sono messo a ridere. Io volevo giocare a tennis mica studiare». E fino ai 18 anni è stato quello ha fatto: giocare. Protagonista nei campi dei più importanti tornei internazionali a livello giovanile, l'Avvenire, il Bonfiglio e poi nel 2008 l'Australian Open dove ha giocato con l'allora numero uno Rafael Nadal. «Cercava qualcuno con cui allenarsi e mi sono offerto. Eravamo a Melbourne con 38 gradi, un caldo pazzesco. Iniziamo l'allenamento e per i primi 45 minuti non si è mai fermato a bere un sorso d'acqua. Io stavo per morire svenuto a terra, ma per non fare brutta figura ho continuato. Si sono messi a ridere quando hanno capito quanto fossi assetato». A tutti sembrava un futuro con la racchetta ormai già scritto, ma a 18 anni Daniele inizia a non esserne più tanto sicuro.

Il sogno americano

«Quando giochi a tennis a quei livelli esiste solo la pallina e la racchetta. Viaggiavo dieci mesi l'anno, mi divertivo è vero, ma era anche faticoso - spiega -. Sono arrivato a un punto in cui ho capito che nel mio futuro non volevo che ci fosse solo lo sport e nonostante i pareri contrastanti delle persone che avevo intorno, ho colto la palla al balzo. Ho sfruttato i contatti che la mia carriera nel tennis mi aveva dato e mi sono laureato a New York, un'esperienza impagabile». Anche se l'impatto con la città non è stato per niente facile. «Una tranvata in piena faccia, ma comunque sempre bellissimo ed è per questo che ho deciso di aprire Isap. L'America offre qualcosa che in Italia non c'è». Studio e sport? Il sogno è possibile oltre oceano e Daniele ne è testimone. «Ho continuato a giocare a tennis e mi sono laureato. In più mi hanno pagato per farlo».

Asse New York-Cagliari

«Quello che ho fatto io possono farlo tanti atleti che hanno le carte in regola per ottenere una borsa di studio. Io aiuto loro e le famiglie con la lingua e la burocrazia. Li accompagno prima, durante e dopo la loro esperienza negli States», spiega Daniele che ha ancora un sogno nel cassetto. La racchetta ormai l'ha appesa al muro del suo ufficio a New York ma ora con Isap vorrebbe avviare delle collaborazioni con le realtà sportive dell'Isola e portare magari qualche giovane sardo a ripercorre la sua strada. «Sono certo che anche nella mia città sia pieno di giovani sportivi meritevoli».

Michela Marrocu

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