Il gelo, il rumore assordante del ghiaccio che si spacca e la fatica di fare le scale per il poco ossigeno. Un'esperienza, l'ennesima, a meno 50 gradi, che Andrea Satta, cabrarese di 48 anni, non dimenticherà facilmente. 

Il tecnico del Consiglio Nazionale di Ricerca pochi giorni fa è rientrato dall'Antartide dove ha trascorso quasi tre mesi. È partito il primo dicembre ed è rientrato lo scorso sette febbraio. Per Andrea Satta si tratta della quarta missione a Concordia, la base di ricerca permanente franco-italiana, per la 38esima spedizione antartica del Pnra, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide costituito da Cnr ed Enea e finanziato dal Miur.

Satta era l’addetto al controllo e alla manutenzione dei radar installati per lo studio delle scienze dell’atmosfera e del clima. Grazie a lui, a 3400 metri di altitudine, sventola la bandiera dei 4 Mori ma anche un cartello con su scritto "Cabras, terra dei Giganti” e la distanza dal suo paese: 15mila chilometri. «Ciò che è stato diverso rispetto alle altre missioni è stato il viaggio  - racconta Andrea Satta - Per la prima volta sono salito sopra un rompi ghiaccio, la Astolabe della marina militare francese. Un’esperienza unica, forte. Il mezzo per arrivare alla base si faceva spazio spaccando le lastre di ghiaccio. Il rumore era fortissimo, impressionante».

Dopo settimane intense di lavoro al freddo, le sveglie all’alba, le riunioni con i ricercatori e la lontananza dalla sua famiglia ecco il rientro e le lacrime di gioia: «Abbracciare forte i miei bambini è stata la prima cosa che ho fatto. Rivederli è stato bellissimo».

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