Parlare con Augusto Bonomo è immergersi nelle cose belle di una volta, nei sapori antichi delle ricette della nonna. Che lui prepara magistralmente ai clienti nel suo ristorante Papà Francesco, uno dei più famosi di Milano. Da 42 anni in via Marino, a 2 passi dal Duomo. Frequentato da attori, attrici, cantanti e politici. Ma anche da gente semplice. Tutti incantati dai piatti di Augusto, dai suoi primi fatti in casa, come i fantastici ravioli e i maccheroni alla fiamma, o i suoi secondi a base di carne, cucinati vicino al tavolo dei clienti.

Bonomo è nato 82 anni fa a Porto Torres, in via Petronia. A 13 anni ha conosciuto la dura vita del pescatore e del mozzo. A 16 ha deciso di partire e di frequentare la scuola alberghiera a Forte dei Marmi, in cui si è diplomato. Poi il lavoro di cuoco, la sua passione. Ha cominciato a Roma e si è fatto subito notare. Cucinando in abitazioni prestigiose come quella dell'attrice Silvana Mangano, moglie del produttore Dino De Laurentiis. Poi il trasferimento a Milano. Le nozze con l'amata Rita nel 1968, in piena contestazione studentesca. La nascita di suo figlio Paolo, ora abile gestore di ristorante come lui.

Negli anni ‘70 il lavoro nel rinomato ristorante Santa Lucia. Infine nel 1980 il suo capolavoro: il ristorante Papà Francesco. Un marchio e una gestione con 6 soci. Dal 1994 il locale è tutto suo. Apre in via Marino. Un successo straordinario, meta del jet set: Renato Zero, Placido Domingo, il compianto Marco Pannella sono di casa, persino una delle rock star più famose in Asia: Jay Chow. Di Augusto Bonomo si dimenticano tutti perché per tutti a Milano è oramai Papà Francesco.

A sinistra Augusto Bonomo, al centro Renato Zero, a fianco il figlio Paolo (foto concessa)
A sinistra Augusto Bonomo, al centro Renato Zero, a fianco il figlio Paolo (foto concessa)
A sinistra Augusto Bonomo, al centro Renato Zero, a fianco il figlio Paolo (foto concessa)

«Nel locale ora siamo in 11, dei quali 6 in cucina - spiega Papà Francesco -. Mi aiutano mia moglie Rita e mio figlio Paolo. Io a 82 anni ho l'entusiasmo di un ragazzino. È un mestiere che amo profondamente e faccio con passione. Per me vedere un cliente che va via col sorriso è tutto. Per fare questo lavoro inoltre occorre aggiornarsi, ma la gente ama sempre le ricette semplici. Vuole sentirsi a casa ed essere trattata con familiarità. Io, oltre alla buona cucina, cerco di dare tutto questo. Proponendo inoltre vini sardi come il cannonau, molto apprezzato. Non ho mai dimenticato - continua - le mie origini di sardo e portotorrese. Con i social sono sempre in contatto con la mia terra, dove torno appena posso e dove mio figlio Paolo in estate gestisce un ristorante a Stintino. Quando poi - conclude - qualche mio amico o conterraneo viene trovarmi a Milano, al ristorante la festa è doppia. E cucinare mi piace ancora di più».
 

© Riproduzione riservata