Colori di Sardegna a La Spezia in occasione della fiera di San Giuseppe.

Domenica 24 aprile, a partire dalle 16.30, sfileranno per le vie del centro i Mamutzones di Samugheo inscenando i loro riti sotto gli occhi di migliaia di turisti e visitatori. Una delle numerose iniziativa organizzate dalle associazioni sarde nel mondo.

La fiera, in programma dal 22 al 24 aprile, torna dopo due anni di stop dovuti alla pandemia da Covid-19.

“I 500 banchetti, provenienti da tutta Italia, sparsi lungo le strade del centro vengono presi d'assalto da tutti i cittadini – spiega Saverio Coghe -, nessuno dei quali rinuncia alla tentazione di tuffarsi tra le miriadi di bancarelle e bighellonare tra la folla per incontrarsi e scambiare due chiacchiere con amici e conoscenti. La città viene avvolta da una singolare aria di festa e da una frenesia che coinvolge e contagia anche i forestieri che accorrono numerosissimi da ogni angolo della regione”.

"Saranno una ventina i figuranti che in una città invasa da migliaia di persone in festa vestiranno i panni dei 'Mamutzones', di 'S'Urtzu' e de 'Su Omadore' per farsi largo tra la folla in un'atavica danza ritmata dall'incalzante suono dei campanacci - aggiunge Roberta Porceddu, responsabile culturale del circolo sardo-spezzino "Grazia Deledda" - Il contrasto fra le maschere che rievocano culti ancestrali e l'atmosfera di festa che invaderà la città sarà indubbiamente forte. Ma la Fiera di San Giuseppe è un'occasione che non potevamo perdere per far conoscere fuori dall'isola il nostro ineguagliabile patrimonio storico culturale. L'accensione di un falò, alle 16.30, nella centralissima Piazza Cavour, darà inizio alla nostra manifestazione".

CHI SONO I MAMUTZONES? - La maschera "de su Mamutzone" ha origini antichissime, con il suo rito dionisiaco ripercorre il ciclo della vita stessa. Ovvero vita, inseminazione, morte e rinascita. "Questo è ciò che ci hanno tramandato i nostri anziani del paese di Samugheo - commenta Andrea Macis, storico componente dell'associazione culturale "I Mamutzones" - Appartenenti ad una cultura agro pastorale, essi eseguivano questo rito dionisiaco la notte di sant'Antonio Abate che da noi a Samugheo si festeggia il 16 gennaio. Il rito si svolgeva intorno al fuoco come segno di buon auspicio per le colture, il bestiame e per tutto quello che riguardava la vita stessa".

"Le figure della maschera sono tre - continua Macis - La prima è ‘Su Mamutzone’. È vestita con una mastruca di pelle di capra lunga sino alle ginocchia, un copricapo fatto in sughero, sormontato con delle corna caprine e rivestito di pelle di capra che prende il nome ‘su casiddu’. Sulla schiena porta un grappolo di campanacci che gli avvolgono tutto il busto, usa gambali di cuoio e scarponi pesanti fatti a mano detti ‘cazzolasa de orroppu’. ‘Su Mamutzone’ porta con sé anche un bastone chiamato ‘sa mazzola’. Sul viso si spalma della fuliggine ottenuta dal sughero bruciato e bagnato con acqua, in modo da nascondere le sue sembianze”.

Poi c’è la seconda figura, "Su Omadore", che iIndossa un cappotto di orbace nero con un cappuccio abbassato sul viso, pantaloni in velluto, gambali di cuoio e scarponi "cazzolasa de orroppu". Ha con sé una zucca, utilizzata come contenitore, colma di vino.

Infine la terza figura è quella de "S’Urtzu" che porta un’intera pelle di caprone, completa della testa. Ha un grosso campanaccio intorno al collo, dei gambali in pelle di pecora, una pettorina sempre in pelle di pecora, scarponi "cazzollasa de orroppu" e, in vita, una corda in pelle detta "sa soghitta".

La sfilata guidata dal presidente Igor Saderi partirà da Piazza Cavour alle 16.30, per percorrere via Chiodo, Via del Prione, Via Dei Mille e rientrare, infine, su Piazza Cavour.

(Unioneonline/s.s.)

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