Un povero bussa a una porta per avere da mangiare. È l’ora del pranzo e la famiglia è seduta a tavola. “Ti piacciono gli avanzi?” chiede uno all’affamato. “Ma certo!” risponde l’uomo aprendosi a un grande sorriso. “Benissimo, allora passa domani!”, è la gelida risposta dell’imbecille.

È la stessa risposta che i Paesi ricchi hanno dato e continuano a dare ai Paesi più poveri del mondo che chiedono di poter accedere ai vaccini contro la pandemia. Da molti mesi si continua a negare una moratoria sui brevetti che consentirebbe di aumentare la capacità di produrre vaccini. E intanto in Africa solo 1-2% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, e la pandemia avanza a grandi passi.

I Paesi ricchi si sono accaparrati le (limitate) dosi di vaccino disponibili, acquistandole in anticipo al prezzo fissato dalle case farmaceutiche, per poter vaccinare la loro intera popolazione, compresi i bambini. L’Oms ha chiesto ripetutamente che venga data la priorità, nella vaccinazione, alle persone più anziane, nettamente più vulnerabili nei confronti dell’infezione. Ha invitato perciò i Paesi ricchi a distribuire le dosi a livello globale, in modo da poter raggiungere questo obiettivo il più rapidamente possibile.

Ma i Paesi ricchi hanno fatto orecchio da mercante e hanno detto ai Paesi poveri di passare domani, per gli eventuali avanzi. Che, probabilmente, neppure ci saranno! È notizia di questi giorni che la Pfizer abbia già inviato alle agenzie competenti la richiesta di autorizzazione per la somministrazione di una eventuale terza dose, ovviamente a chi se la può permettere. Il direttore dell’Oms si è detto “profondamente deluso” da una simile proposta, quando in gran parte del mondo non si è ancora iniziato con la prima dose. Ma tant’è: la Pfizer vende a chi ha i soldi, e non fa beneficenza.

Siamo al paradosso che i governi europei, compreso quello italiano, stiano contemplando l’ipotesi dell’obbligo vaccinale nei loro Paesi di riferimento e contemporaneamente siano complici, opponendosi alla moratoria sui brevetti, nell’impedire che il vaccino sia più disponibile in tutto il mondo. Così come la circolazione del virus, con il possibile emergere di nuove varianti, pare sia un problema solo nei Paesi ricchi, mentre se avviene, come sta avvenendo, nei Paesi poveri, non interessa nessuno.

Perché siamo in questo vicolo, che è, solo apparentemente, cieco? La risposta è semplice: il voler mantenere la produzione dei vaccini vincolata alle leggi di mercato, cioè far decidere all’Organizzazione Mondiale del Commercio chi debba produrre e come si debbano e distribuire i vaccini. Mettere la nostra salute nelle mani di chi ha interesse a venderci medicine non è mai sano, tantomeno in corso di pandemia. Un Paese piccolo e povero come Cuba, del quale si può pensare ciò che si vuole, ha dimostrato al mondo che si possono produrre vaccini, e in tempi relativamente rapidi, fuori dalla logica dei brevetti. Oltre un anno fa avremmo dovuto decidere, come Occidente, che il vaccino contro il Covid avrebbe dovuto rappresentare un bene comune condiviso da tutta l’umanità. Ma siamo ancora in tempo, anche perché la strada verso l’uscita dalla pandemia si prospetta ancora faticosa. Tanto più faticosa, quanto più ritarderemo in questa scelta.

Ezio Laconi

(Docente al Dipartimento di Scienze Biomediche Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università di Cagliari)

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