Il volume sui numeri del cancro in Italia «rappresenta uno strumento per monitorare la malattia oncologia, per valutarne l'impatto e le strategie di prevenzione dei tumori e dei sistemi diagnostici-terapeutici nazionali. Ho dedicato molto anni della mia attività allo studio dei tumori e come ministro della Salute oggi considero l'aspetto dell'oncologia e della prevenzione prioritario per le politiche sanitarie della nostra Nazione specie in questo momento». Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo alla presentazione de “I numeri del cancro in Italia nel 2022”.

«Stiamo superando finalmente – ha aggiunto il ministro - la fase emergenziale del Covid-19 e possiamo tracciate un bilancio complessivo della situazione e degli effetti collaterali importanti della pandemia. Tra questi sicuramente uno dei più dannosi è stato rappresentato dal forte rallentamento, e in alcuni casi dalla sospensione, degli screening oncologici specie nei momenti più difficili dell'emergenza, penso soprattutto alla prima ondata. Queste interruzioni hanno determinato mancate diagnosi, un aumento dell'incidenza e della severità delle malattie oncologiche che credo sconteremo negli anni a venire».

Secondo il rapporto nel 2022 in Italia sono stati 390.700 nuove diagnosi di cancro rispetto al 2020 c'è un incremento di 14.100 diagnosi. Segno che dobbiamo recuperare in fretta ritardi diagnostici, rafforzare la prevenzione primaria e secondaria. Per quanto riguarda i livelli di screening, nel 2021 sono tornati ai livelli pre pandemici. L'aumento nel 2021 degli interventi chirurgici per i tumori della mammella, colon retto e della percentuale dei tumori nello stadio iniziale, conferma una ripresa dell'attività dello screening oncologico e verosimilmente della presa in carico più precoce di queste neoplasie.

Problematiche di tipo lavorativo, assicurativo, nella richiesta mutui e talvolta anche nella richiesta di adozioni. Sono quelle che sperimentano spesso le persone che hanno avuto una malattia oncologica, definibili guariti in base al fatto che vi è una remissione completa in assenza di trattamento per un certo periodo di tempo e il raggiungimento della stessa aspettativa di vita di un soggetto di pari età e sesso senza pregresse patologie oncologiche. È un loro diritto non essere discriminati, secondo quanto evidenzia Fondazione Aiom, la costola dell'Associazione italiana di Oncologia medica che si impegna nel migliorare l'informazione su tematiche oncologiche e nel promuovere campagne di prevenzione. «Serve un nuovo approccio concettuale - spiega Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom (nella foto in alto) - il paziente può tornare alla vita normale ma soprattutto non deve essere obbligato a dichiarare di aver avuto una malattia oncologica».

© Riproduzione riservata