Tubercolosi, quando la patologia è extrapolmonare
Le altre sedi colpite sono reni, linfonodi, ossa, cervello e pericardio
La tubercolosi può colpire parti del corpo diverse dai polmoni: in questi casi si parla di tubercolosi extrapolmonare. Le sedi principali sono i reni e i linfonodi, ma possono essere interessati anche ossa, cervello, cavità addominale, pericardio, articolazioni e organi riproduttivi. In queste situazioni la diagnosi diventa molto difficile, perché la sintomatologia è vaga: perdita di peso, aumento della sudorazione, riduzione dell’appetito, affaticamento, febbre intermittente.
Le complicanze
I soggetti maggiormente in pericolo sono i bambini, soprattutto quando i batteri migrano dai polmoni ai linfonodi che drenano gli stessi: i più piccoli dispongono infatti di minori difese immunitarie. I linfonodi possono infatti ingrossarsi fino a comprimere i bronchi, con tosse abbaiante e il rischio concreto di collasso polmonare. Inoltre, i batteri possono diffondersi fino ai linfonodi del collo tramite i vasi linfatici. L’infezione può poi raggiungere la pelle, con fuoriuscita di pus. Discorso diverso per l’infezione dei reni, che causa sintomi più tradizionali come la febbre, ma anche alcune complicanze specifiche come lombalgia ed emissione di sangue nelle urine, avendo inoltre ripercussioni sulla vescica. La tubercolosi che interessa le meningi è ad alto tasso di mortalità: nei Paesi sviluppati colpisce soprattutto i bambini nella fascia 0-5 anni. I sintomi prevedono febbre, cefalea, rigidità nucale, nausea, stato confusionale e sonnolenza. Può arrivare a colpire direttamente il cervello, generando una massa nota come tubercoloma. La pericardite tubercolare comporta invece un ispessimento del pericardio, che limita l’azione del cuore e provoca dolore toracico, dilatazione delle vene del collo e difficoltà respiratorie. Infine ricordiamo la tubercolosi intestinale: si tratta di una variante particolare, perché è originata dal Mycobacterium bovis, un batterio che colpisce gli animali. Si può contrarre tramite l’ingestione di latticini non pastorizzati e contaminati.