Zumba, tango, danze latino-americane per tenersi in forma, ma il vero toccasana in fatto di ballo reca il marchio sardo doc, e in particolare "su ballu tundu", espressione tra le più pure della cultura e delle tradizioni dell'Isola, capace di migliorare la mobilità funzionale, l'equilibrio, la capacità di esercizio e la qualità di vita dei malati di Parkinson.

È quanto emerge dallo studio "Sardinian Folk Dance for Individuals with Parkinson's Disease: A Randomized Controlled Pilot Trial", realizzato da una equipe integrata del dipartimento di Scienze mediche e Sanità pubblica dell'Università di Cagliari, coordinata dal presidente della Società Italiana di cardiologia e ordinario all'ateneo cagliaritano Giuseppe Mercuro.

Lo studio, in corso di pubblicazione sulla rivista scientifica statunitense "Journal of Alternative and Complementary Medicine", a firma dei ricercatori Lucia Cugusi e Paolo Solla, ha monitorato per tre mesi venti pazienti di entrambi i sessi con la malattia di Parkinson, in cura al Policlinico universitario di Monserrato, e li ha inseriti in un programma di ballo sardo.

"Il ballo sardo migliora la funzionalità del sistema cardiovascolare - spiega Mercuro - garantendo, durante la sua pratica, il raggiungimento di una frequenza cardiaca massima tra il 64% e il 94%. Al pari dunque degli sport aerobici, protegge da ictus e infarto. Non solo, per le sue caratteristiche (busto eretto, braccia e mani a contatto, mentre gambe e piedi sono coinvolti in un moto costante, ritmato e vigoroso) è d'aiuto per far fronte ad alcune delle problematiche motorie e relazionali che spesso affliggono i malati di Parkinson".

Nell'ambito dei loro studi, Mercuro e il suo team hanno cercato di abbinare un allenamento specifico a differenti patologie: "Abbiamo notato, ad esempio, che l'uso del mini trampolino elastico può andar bene per le persone in sovrappeso, mentre l'attività acquatica aiuta in caso di diabete e il pilates, invece, nel trattamento della spondilite anchilosante. Oltre a impegnare il corpo, la danza corrobora anche lo spirito, il contesto di allegria e socialità che la accompagna fa da scudo alle sintomatologie depressive e alle problematiche relazionali tipiche del Parkinson".

Il presidente della Società italiana di cardiologia smentisce anche un luogo comune ricorrente su questa malattia: "Si collega l'insorgenza della malattia di Parkinson con il tremore alle mani, che però può avere una matrice neurologica, ischemica o senile. In certi casi si tratta solo di un movimento involontario oscillatorio delle mani o della testa, di natura benigna non evolutiva. Alla diagnosi della patologia, invece, si arriva in presenza di movimenti molto lenti e poco funzionali, deambulazione problematica, decadimento cognitivo".

Quanto alla Sardegna, dove a convivere con la malattia sono circa 5mila persone, Giuseppe Mercuro avanza un'ipotesi: "In sede di ricerca abbiamo riflettuto sul fatto che la dieta abituale degli abitanti delle zone interne dell'Isola non è certo protettiva per il cuore, ricca com'è di proteine e grassi animali, eppure la longevità dei sardi è nota in tutto il mondo. E se, oltre ai fattori genetici, alla base ci fossero anche i benefici fisici derivanti dal ballo tradizionale, oggi come in passato largamente praticato?".

(Unioneonline/b.m.)
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