La comunicazione come strumento di cura. È dedicato a questo importante tema l’evento promosso dal Centro cure palliative e del dolore del San Giovanni di Dio e in programma per sabato 26 novembre (alle 10) al Policlinico Duilio Casula (secondo piano, blocco C, fronte locali ex biblioteca).

Una giornata di riflessioni e musiche, dedicata ai malati ma anche agli operatori sanitari e a cui prenderanno parte anche i gruppi di pazienti oncologiche “Mai più sole contro il tumore ovarico” e “Gruppo Abbracciamo un Sogno” e i cantanti Fabrizio Mura e Silvia Corrias.

 «Comunicare – spiega Cristina Deidda, oncologa del Centro cure palliative e del dolore – è prima di tutto inteso nel suo significato più profondo: ‘mettere in comune’ una serie di informazioni». «Mettere in comune – prosegue Deidda – indica già una biunivocità. La comunicazione non può essere monodirezionale: richiede conoscenza di chi ho di fronte, significa condividere la propria umanità». La malattia, aggiunge l’oncologa, «rompe un ordine e la comunicazione fra i due attori (sanitario e assistito) permette, anche con la medicina narrativa, di ricostruire la relazione e il processo di cura» 

Insomma, aggiunge, «c’è una differenza tra il curare e il prendersi cura. Il medico presta attenzione e ascolto, coinvolge il paziente e condivide la propria umanità con lui e considera il tempo della comunicazione importante quanto il tempo di cura».

(Unioneonline/v.l.)

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