Un microchip e una app per tenere sotto controllo la glicemia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

La prima a essere stata sottoposta alla sperimentazione avviata ieri mattina dal Centro diabetologico del San Giovanni di Dio di Cagliari è Patrizia Pasci, commessa di 56 anni, che giura di non aver sentito alcun male durante l'applicazione e ha già mandato a memoria tutto quel che c'è da sapere sull'apparecchio che le consentirà di dire addio alle sette punture quotidiane con le quali monitora il livello di zuccheri nel sangue.

"Mi sono fatta prestare il telefonino da mia figlia perché il mio non era compatibile con l'applicazione, ma per il resto è tutto molto semplice".

A istruirla è stato il coordinatore del progetto sperimentale e direttore del Centro Pierpaolo Contini che - insieme ai suoi collaboratori - ha inserito il microchip su altri quattro pazienti.

"Le persone coinvolte sono state selezionate in base al tipo di diabete e alle capacità di gestire l'apparecchio che consente di diminuire notevolmente i disagi provocati dalla necessità di controllare la glicemia. Penso a situazioni particolari come quelle di un lungo viaggio in auto o durante l'attività fisica", spiega il medico.

BLUETOOTH - Il meccanismo funziona in maniera intuitiva e, oltre a garantire un monitoraggio costante, dà maggiori garanzie: in caso di livelli glicemici al di sopra o al di sotto della soglia di pericolo viene attivata una vibrazione che avvisa il paziente ancora prima che lo scompenso generi problemi.

Il dispositivo si chiama Eversense ed è composto da un microchip (inserito sotto pelle che ha un'autonomia di tre mesi e deve poi essere sostituito) e un piccolo lettore applicato in corrispondenza del microchip che comunica attraverso il bluetooth con la app che deve essere scaricata sul telefonino.

I dati raccolti vengono memorizzati in una banca dati virtuale e il paziente ha la possibilità di verificare il livello di glicemia in qualunque momento della giornata semplicemente dando un'occhiata al display del cellulare.

Il lettore elettronico - che non ha bisogno di alcun adesivo ma resta poggiato sulla pelle perché attratto dal microchip sottocutaneo - può essere tolto per fare una doccia, un bagno al mare o anche solo per essere ricaricato (bastano 15 minuti al giorno).

Tra i benefici c'è anche quello di un controllo a distanza perché ogni paziente è registrato e i suoi dati vengono raccolti in un grande cervellone virtuale che può essere consultato dal medico.

Ogni Eversense ha un prezzo di circa cinquemila euro.

I costi della sperimentazione avviata ieri sono a carico dell'azienda che distribuisce l'apparecchio ma "se la Regione deciderà di firmare una convenzione questa potrebbe diventare una soluzione per circa il 20 per cento dei 5 mila pazienti del nostro Centro", prosegue Pierpaolo Contini.

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