Evocano le paure più ataviche dell'uomo, retaggio delle ondate di pestilenze che per secoli hanno decimato le popolazioni europee seminando morte, diffidenza e terrore fra gli abitanti delle città e dei più piccoli villaggi, persino all'interno delle proprie case. Perché di fronte a una malattia infettiva chiunque rappresenta una potenziale minaccia, anche un fratello, un figlio, una madre.

Il Coronavirus Sars-Cov2 causa della sindrome respiratoria Covid19 - l'ultimo arrivato fra i virus potenzialmente pandemici in grado di mettere a dura prova i sistemi sanitari anche dei Paesi più evoluti - è in buona compagnia. Nell'ultimo secolo virus simili e anche decisamente più aggressivi e letali sono spuntati a più riprese qua e là per il globo. E molti sono ancora fra noi.

LE PANDEMIE - Il più spaventoso di tutti - per diffusione e numero di vittime - è certamente quello che causò la pandemia di febbre Spagnola, così chiamata perché i primi a parlarne furono i giornali iberici, da molti indicata come la più grande catastrofe del '900. Diffusasi velocemente nelle trincee della prima guerra mondiale a partire dalla primavera del 1918, in poco più di un anno colpì un terzo della popolazione mondiale, provocando secondo le stime oltre 50 milioni di morti (alcuni studiosi dicono il doppio) a fronte dei 17 del conflitto. Con una caratteristica inquietante: la prima ondata non fu letale quanto la seconda, arrivata dopo che il virus di origine suina mutò, come fanno continuamente i virus, diventando enormemente più aggressivo. Ma anche molto più recentemente il mondo ha dovuto fare i conti con una pandemia innescata, come la Spagnola e anche l'attuale, dal cosiddetto salto di specie, condizione che si verifica quando un virus passa dall'animale all'uomo trovando il nostro sistema immunitario totalmente impreparato e indifeso. È successo nel 2009 con la cosiddetta febbre suina causata dal virus A-H1N1, frutto di una combinazione fra ceppi suini, aviari e umani, che secondo uno studio dell'Oms pubblicato nel 2013 avrebbe causato oltre 200.000 morti, colpendo soprattutto il Nord e Sud America. Le modalità di contagio? Identiche a quelle del Sars-Cov2: anche questo virus si trasmette infatti da persona a persona tramite le goccioline espulse con starnuti e colpi di tosse, oppure indirettamente, quando le goccioline o altre secrezioni nasali o della gola, si depositano sulle mani o su altre superfici che poi vengono a contatto con la bocca o il naso di altre persone. Si trasmette al presente e non al passato, perché A-H1N1 non è certo sparito, anzi circola ancora, tanto che negli ultimi giorni si sono registrati sette casi a Messina ed Enna con un morto. La differenza però, e non è da poco, è che per questo virus ora c'è il vaccino, mentre per il Sars-Cov2 si dovrà aspettare almeno un anno. Vaccini che sono anche la nostra unica salvezza da virus endemici da secoli come ad esempio quello che provoca il morbillo, per il quale ogni anno continuano a morire nel mondo oltre 150.000 persone, mentre prima delle campagne di vaccinazione di massa degli anni '80 le vittime, soprattutto bambini, erano 2,6 milioni.

I VIRUS PIÙ LETALI - Esistono però anche virus fortunatamente mai diventati pandemici ma molto più letali, i cui nomi ormai familiarmente sinistri a tutti tengono in apprensione l'Organizzazione mondiale della Sanità che monitora costantemente l'insorgere di qualunque focolaio perché potenzialmente sono in grado di fare gli stessi danni della Spagnola. Uno di questi, fratello maggiore dell'ultimo arrivato, è il Sars-Cov, un Coronavirus passato dai pipistrelli agli zibetti e da questi all'uomo, responsabile della sindrome respiratoria acuta grave asiatica per la quale non esiste ancora un vaccino. Comparso per la prima volta alla fine del 2002, dal 2003 si diffuse prima in Cina e poi in altri 17 Paesi, compresi Canada e Stati Uniti, causando 8000 contagi e oltre 800 decessi, con un indice di letalità del 10%. Dal 2004 non è stato segnalato alcun caso e per questo l'Oms ritiene che la malattia sia stata ormai eradicata. Non il virus però, che potrebbe sempre provare un nuovo attacco alla specie umana. Ancora più terribili i dati epidemiologici del Coronavirus che causa la Mers, la sindrome respiratoria acuta mediorientale. Complice l'ennesimo salto di specie, stavolta dal dromedario, questa gravissima malattia è comparsa per la prima volta in Giordania e in Arabia Saudita nel 2012 e ad oggi, su 2500 contagi confermati, si sono registrati ben 858 decessi, il che porta il tasso di mortalità vicino a un agghiacciante 35%. La maggior parte dei malati si è avuta in Arabia Saudita, dove continuano a registrarsi nuovi casi. Ma infezioni si sono avute anche in Italia, oltre che in Francia, Germania, Tunisia e Regno Unito, però sempre fra persone che si erano recate in Medio Oriente per un viaggio o per lavoro. A rassicurare, per così dire, è il fatto che la contagiosità di Sars e Mers appare decisamente più bassa dei normali virus influenzali e del nuovo Coronavirus, probabilmente perché queste malattie si trasmettono solo quando il malato manifesta sintomi già acuti. L'attenzione però resta altissima: proprio per la capacità del microrganismo di mutare e adattarsi a condizioni più favorevoli alla propria sopravvivenza nessuno può al momento escludere che le cose non cambino da qui ai prossimi anni.

Stesso discorso vale per il virus che nella classifica dei più terribili e letali, merita senza dubbio il primo posto: Ebolavirus, causa di una febbre emorragica la cui mortalità a seconda del ceppo - ne esistono ben quattro - varia dal 25 al 90%. Rilevato per la prima volta in Zaire nel 1976, ancora oggi miete migliaia di vittime nell'Africa centrale e sub Shariana e fra il 2014 e il 2015 si affacciò minacciosamente alle porte dell'Europa, infettando anche un infermiere sardo di Emergency poi guarito e convincendo la Regione Sardegna a realizzare nell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari un reparto speciale ad alto bio-contenimento, chiamato appunto repartino ebola. La sua diffusione però è fortunatamente meno sfuggente dei virus che si trasmettono per via aerea: è stata documentata l'infezione a seguito di contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta e altri animali trovati malati o morti nella foresta, mentre il contagio fra esseri umani avviene sempre e solo per contatto o diretto, con sangue e altri fluidi biologici come saliva, urina e vomito; o indiretto con ambienti e superfici contaminati da tali fluidi.

Senza dubbio la minaccia più simile alla peste nera che l'umanità abbia mai visto.

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