Sotto i ferri compilava il cruciverba, sua grande passione, e chiacchierava con i medici che lo sottoponevano a un delicato intervento anti-Parkinson.

E' successo all'ospedale dell'Aquila, nel reparto di neurochirurgia, grazie all'applicazione di un neurostimolatore dotato di tecnologia per la lettura dell'attività cerebrale delle strutture profonde dell'encefalo per la DBS (Deep Brain Stimulation).

Si tratta della cosiddetta neurochirurgia funzionale, tecnica che l'ospedale aquilano pratica da oltre un anno.

Sul paziente operato le terapie farmacologiche non davano più risposte, di qui la necessità di sottoporlo alla stimolazione cerebrale profonda che consente di ridurre i sintomi della malattia, facendo diminuire il tremore e la rigidità e, più in generale, migliorando le abilità manuali e la qualità di vita. Finora, sono stati compiuti circa 30 interventi: l'ultimo è stato particolarmente importante perché l'ospedale dell'Aquila, tra i primi in Italia, ha utilizzato un generatore di nuova concezione.

Il nuovo dispositivo è l'unico sistema di stimolazione cerebrale profonda a essere dotato di tecnologia per la lettura dell'attività cerebrale delle strutture profonde dell'encefalo. E' in grado di rilevare, in tempo reale, l'attività dei neuroni cerebrali direttamente dagli elettrodi impiantati mentre viene somministrata la terapia (stimolazione elettrica) a pazienti con Parkinson.

La procedura adottata prevede l'utilizzo di un neurostimolatore che eroga corrente elettrica e, attraverso dei sottili elettrodi posizionati nei nuclei profondi del cervello, genera impulsi capaci di "liberare" la corteccia cerebrale motoria, migliorando i sintomi della malattia.

Il traguardo è stato raggiunto grazie alla consolidata collaborazione tra i reparti di Neurochirurgia, Neurologia e Neuroradiologia.

(Unioneonline/D)
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