Tosse, starnuti e raffreddore: talvolta Covid, spesso allergia

In questa stagione inizio ad avere raffreddori, naso che cola e occhi rossi. Ma perché e come si diventa allergici e come si può capire che non si tratta di Covid-19?

Esiste un meccanismo comune alla base delle reazioni allergiche, strettamente legato alla produzione di immunoglobuline E (IgE). Gli allergici, infatti, producono questo tipo di anticorpi che interagiscono in modo specifico con l’allergene. Quando l’allergene entra nell’organismo interagisce con il recettore specifico (IgE) che stimola le cellule cui si è legato scatenando il rilascio di alcune sostanze, quali l’istamina, i leucotrieni o le prostaglandine etc, che determinano la reazione allergica e i sintomi dell’allergia. Quello che varia è il livello a cui avviene il tipo di reazione - bronco, naso, intestino e cute. Non essendo l’allergia una malattia genetica, non possiamo dire che allergici si nasca. Possiamo, invece, affermare che si erediti una certa predisposizione ad ammalarsi, e questa predisposizione è correlata al nostro stile di vita occidentale caratterizzato da elevata urbanizzazione, inquinamento atmosferico, minore tempo trascorso all’aperto sin dall’infanzia. I sintomi delle allergie respiratorie (quindi rinite allergica e asma) e quelli del SARS-CoV-2 sono differenti: quelli della rinite allergica sono sostanzialmente naso chiuso, starnuti, naso che cola, con produzione di muco acquoso o poco denso, tendenzialmente bianco, anche, molto spesso, un’irritazione del palato, talvolta accompagnata da tosse e starnuti. Per quanto riguarda l’asma, la sintomatologia include anche fischi, sibili, fame d’aria, costrizione dei bronchi, e la cosiddetta dispnea in caso di attacco asmatico. Quando i sintomi nasali non sono presenti, e si osservano febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, fatica, e soprattutto perdita del gusto e dell’olfatto, è indicato consultare il proprio medico di base per la valutazione di una possibile infezione da SARS-CoV-2. Infine, il cambiamento climatico ha alterato i cicli delle stagioni, influendo così decisamente anche sull’incidenza delle allergie. Nello specifico, l’innalzamento delle temperature ha modificato il ciclo vitale delle piante, originando cambiamenti nella distribuzione e concentrazione degli allergeni e determinando un’anticipazione o prolungamento della stagione pollinica. Uno studio sulla stagione della fioritura della parietaria (pianta angiosperma dicotiledone, diffusa in tutta Italia) nel corso di un periodo di 23 anni ha evidenziato che la stagione della pollinazione di questa specie si è allungata di 90 giorni l’anno, ovvero tre mesi in più di quanto non succedesse precedentemente – un mutamento dovuto prevalentemente alle variazioni climatiche degli ultimi anni. Le stagioni di pollinazione sono, dunque, sicuramente aumentate e risultano essere più precoci. In casa o al lavoro (o in generale nei luoghi chiusi) per la prevenzione e la gestione delle allergie, si consiglia di arieggiare i locali frequentemente per evitare un eccesso di umidità che, inevitabilmente, si viene a creare negli ambienti chiusi.

Giorgio Canonica, Direttore Centro Medicina Personalizzata, Allergologia e Asma, Istituto Clinico Humanitas Milano

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Anticoagulanti e integratori

Seguo da tempo un trattamento anticoagulante. Avrei una questione che si propone visto che vorrei seguire anche altri trattamenti: posso assumere integratori o farmaci erboristici mentre sono in terapia anticoagulante?

La risposta al caso specifico deve venire dal medico curante. Va comunque detto, in termini generali, che non è sempre facile standardizzare questi prodotti, perché sono di moltissimi tipi e non è semplice arrivare a una precisa identificazione dei dosaggi e dei principi attivi. Pertanto per un principio di prudenza occorre sempre discuterne con il proprio medico curante con una scheda tecnica che indichi esattamente qual è la composizione di ciò che si desidera assumere. Integratori e fitofarmaci, infatti, non sono sottoposti al rigido iter approvativo che caratterizza i farmaci, per i quali esistono fasi specifiche e ben normate di sperimentazione (fase 1, 2, 3), oltre alla sorveglianza post-marketing che segue l’immissione in commercio della molecola. Il fatto che integratori e fitofarmaci non siano sottoposti a queste fasi fa sì che manchino tutta una serie di dati che sarebbero fondamentali.

Marco Donadini, Dirigente medico Asst Sette Laghi, Varese

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“Gambe stanche”, problema di nervi

Mi hanno diagnosticato una possibile sindrome delle gambe senza riposo. Di cosa si tratta?

La sindrome delle gambe senza riposo è un disturbo neurologico caratterizzato da una necessità di muovere le gambe unita a una sensazione di fastidio, di bruciore di smania, puntura di spilli, di scossa elettrica, di formicolio e indolenzimento associata a irrequietezza motoria in genere la sera o nelle fasi di addormentamento e peggiora di notte con l’insonnia. Le cause, nelle forme familiari idiopatiche sono verosimilmente genetiche e i sintomi possono comparire in età pediatrica o dopo i 50 anni. È correlata a una carenza di ferro e ad altri fattori di rischio quali gravidanza, diabete, insufficienza renale, alcuni farmaci o sostanze stimolanti e anche in pazienti affetti da morbo di Parkinson o sclerosi multipla. La diagnosi si basa su 4 criteri: urgenza di muovere le gambe; peggioramento con il riposo, la sera o la notte; attenuazione con l’attività. Possono essere necessar esami ematochimici, risonanza magnetica della colonna ed EMG. La terapia farmacologica prevede Dopaminoagonisti, antiepilettici, una corretta igiene del sonno, uno stile di vita senza fumo e caffè e attività fisica.

Claudio Capra, Medico neurologo Poliambulatorio Ats Sanluri e San Gavino

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Gomito del tennista, terapie e consigli

Il medico di base mi ha diagnosticato una possibile epicondilite. Cosa posso fare?

L’epicondilite, o anche chiamata gomito del tennista, è una infiammazione a carico dei tendini estensori del carpo che si trovano nell’avambraccio e terminano sull’epicondilo laterale nel gomito. La causa principale è il sovraccarico sul tendine con sollecitazioni ripetute. Il dolore si presenta nei movimenti di estensione del polso e della mano contro resistenza.

L'approccio terapeutico è conservativo: riposo dall’attività ripetuta che ha causato l’infiammazione, la crioterapia e farmaci antinfiammatori. La fisioterapia prevede terapia fisica antalgica e antifiammatoria (onde d’urto, tecarterapia, laser ultrapulsato). Il percorso di guarigione continua e si conclude con la fisioterapia: l’esercizio terapeutico e lo stretching guidato, possono restituire al tendine la sua naturale elasticità, riportando il muscolo ai suoi precedenti tonotrofismo e forza. Una volta risolto il quadro clinico sarà necessaria applicare delle strategie preventive, in ambito lavorativo migliorare l’ergonomia durante il lavoro, in ambiente sportivo valutare e correggere il gesto atletico, modificare l’attrezzatura.

Paola Gillone, Fisiatra e Direttrice sanitaria, Studio medico polispecialistico e riabilitativo Koinè Solution a Cagliari

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