Renato Soru richiama un migliaio di sostenitori al Teatro Massimo di Cagliari per l’evento di chiusura della campagna elettorale della sua Coalizione Sarda, che lo vuole (ri)portare alla presidenza della Regione.  

Nessun posto libero tra platea e galleria e nelle otto logge laterali. Ma c'era anche tanta gente in piedi. E qualcuno, riporta l’Ansa,  non è riuscito ad entrare.

«Abbiamo fatto un lungo viaggio, cominciato sei mesi fa», ha esordito Soru dal palco,  «piano piano ci siamo confrontati su piano paesistico, sanità e tempi ragionevoli per le cure. Tappa per tappa, c'è stata una discussione aperta che si rinnovava. Gli altri erano bloccati. Il centrodestra non sapeva chi mandare avanti, il centrosinistra parlava di primarie o non primarie. Sempre nelle stesse stanze, non aperte alla gente. Noi invece abbiamo fatto politica con una visione collettiva».

Alla Sardegna, ha detto Soru, «sono stati negati dei diritti in questi cinque anni, è stata negata la partecipazione delle organizzazioni, delle cooperative. È mancata l'inclusione sociale. Tante cose si sarebbero potute fare anche per creare e sostenere lavoro con i tre miliardi nascosti nelle tesorerie della Regione e altri fondi. Quanta distrazione nel finanziamento della legge 162 per le persone in difficoltà».

La serata si è aperta nel segno dello spettacolo: dalle marionette alla musica di Piero Marras che ha riscaldato il pubblico con "Uomo bianco" e "Mere manna". E naturalmente con "Quando Gigi Riva tornerà".

«Possiamo fare qualcosa per raccontare la storia della Sardegna negata che racconti nuraghi, tombe dei giganti e Domus de janas per tanto tempo ignorata: un nuovo Betile», ha detto Soru. 

Ma non il vecchio Betile «che avevamo immaginato qualche anno fa. Ma un Betile senza cemento fatto dal lavoro di digitalizzazione dei nostri beni culturali. Possiamo essere i primi del mondo».

Soru punta a «costruire una nuova identità sarda del metaverso, può offrire tanto lavoro. Ogni paese in Sardegna ha la sua storia da raccontare. Abbiamo storia, geografia, paesaggio, musica, cultura per ripartire. Il futuro è dentro di noi. Non ce lo porterà certo Giorgia Meloni».

(Unioneonline)

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