Nuovo fronte di scontro all'interno del governo gialloverde.

Dopo le polemiche sul decreto "Salva Roma" e sul caso Siri, al centro della nuova polemica tra Lega e Movimento 5 Stelle c'è la questione delle province.

Il nodo del contendere è legato alle linee guida per la riforma degli enti locali, su cui l'esecutivo starebbe lavorando, il cui contenuto è stato anticipato dal "Il Sole 24 Ore".

Secondo quanto riportato dal quotidiano economico, il documento prevedrebbe il ritorno all'elezione diretta di circa 2.500 presidenti, assessori e consiglieri provinciali.

Provvedimento che manda su tutte le furie i pentastellati.

"Sulle province non se ne parla", ha dichiarato Luigi Di Maio che ha parlato di "carrozzone da riesumare" che aggiungerebbe solo altri problemi all'Italia, quando ne ha già troppi.

"Io non spendo altri soldi degli italiani per rimettere su nuovamente un ente burocratico che già prima complicava la vita a tutti. Bisogna andare avanti, non indietro! Per le tasse che pagano, gli italiani già meriterebbero di avere servizi dignitosi nelle proprie città", ha poi aggiunto.

"Io nuove poltrone non le voglio. Bisogna tagliarle le poltrone, non aumentarle. E bisogna tagliare anche gli stipendi dei parlamentari", ha concluso.

Immediata la replica del vicepremier Matteo Salvini, che ha ribadito la posizione del Carroccio, favorevole al ripristino della province.

"L'abolizione delle province è una buffonata che ha portato disastri soprattutto nelle manutenzione di scuole e sulle strade. Vogliamo dare un servizio ai cittadini e se Comuni e Regioni non ce la fanno servono le province", ha spiegato il ministro dell'Interno.

(Unioneonline/F)
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