Come pronosticato, nel primo giorno di votazioni per l’elezione del 13esimo presidente della Repubblica, a vincere è la scheda bianca (LA GIORNATA).

Al termine dello spoglio nell'Aula di Montecitorio, le schede bianche sono 672, 49 quelle nulle. I voti dispersi sono stati pari a 88. In tutto i presenti e i votanti sono stati 976 rispetto ai 1008 previsti: 36 voti vanno a Paolo Maddalena, il candidato degli ex M5s, 16 a Sergio Mattarella. Tra gli altri 7 grandi elettori scelgono Berlusconi, 9 Cartabia, 6 Bossi. Due voti per Amato, Casellati, Conte, Giorgetti.

Non mancano, anche qui come da manuale, omaggi semi-seri: si va da Amadeus ad Alberto Angela. Ma già dopo i primi minuti è evidente che prevale il non voto e il quorum è una chimera.

A Montecitorio va in scena il rituale della sfilata dei grandi elettori, iniziata alle 15 e conclusa alle 20. Tempi più lunghi del solito, considerando le necessarie misure di sanificazione anti-Covid, mentre nel parcheggio votano i parlamentari positivi o in quarantena. Il primo contagiato ad arrivare, in ambulanza, è Ugo Cappellacci: “Tutto si è svolto nella massima sicurezza”, racconta l’ex presidente della Regione Sardegna. A rendere più complessa la situazione anche un black out, che non ha pregiudicato però lo scrutinio come sempre manuale.

LE TRATTATIVE – Lo spettacolo va in scena fuori dalla sede della Camera dei deputati: sono ore convulse di incontri, accordi, scontri.

Gira come una trottola Matteo Salvini che, forte dei suoi numeri in Parlamento, non vuole cedere il ruolo di “kingmaker”. Il leader della Lega ha incontrato praticamente tutti: il premier Mario Draghi, il segretario del Pd Enrico Letta, il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte (che rappresenta il più robusto gruppo parlamentare in questa elezione) e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. 

Si cerca, prima ancora di aver trovato il “piano a”, di sondare il “piano b”: quello cioè di far salire al Colle il presidente del Consiglio dopo aver individuato un nuovo assetto di governo che piaccia a tutti. Ma all’uscita degli incontri i giornalisti vedono solo musi lunghi, segno che per il momento ancora si gira a vuoto e si è lontani da una soluzione. Una situazione che probabilmente resterà tale almeno fino a giovedì, quando al nome scelto basteranno 505 voti.

Forse è destinato a rimanere un auspicio quello del segretario del Pd Letta, che ieri sera si augurava di avere in 72 ore al massimo la fumata bianca. L’incontro tra lui e Salvini, avallato anche da Meloni ("E' bene che ci si parli"), è il più importante: il dialogo c’è ma persistono le difficoltà sul trasferimento al Quirinale di Draghi. E la parola fine, almeno per il primo giorno, la mette Salvini: "Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi, che gli italiani non meritano in un momento così delicato dal punto di vista economico e sociale". 

Si muove anche Mario Draghi, ma i no comment sulla sua candidatura mai ufficializzata sono ancora più netti: di certo ha avuto un colloquio con i tre leader di Lega, Pd e M5s. Non lo aiuta l'editoriale dell'Economist che alza il tiro: "Il tentativo di Mario Draghi di diventare presidente è negativo per l'Italia e l'Europa".

Si riparte domani dalle 15, per permettere ai deputati di partecipare ai funerali a Salerno del collega di Fi Vincenzo Fasano, morto ieri. Da mercoledì invece le votazioni dovrebbero iniziare già in mattinata, alle 11. 

(Unioneonline/D)

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