Si fa sempre più asfissiante il pressing del Movimento 5 Stelle sul ministro dell'Economia Giovanni Tria.

La legge di bilancio si avvicina, e i pentastellati lanciano segnali tutt'altro che distensivi nei confronti del titolare del Mef.

Oggi un'altra dichiarazione di fuoco di Luigi Di Maio: "Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria, ma pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può lasciare soli e un ministro serio deve trovare i soldi".

Non un avviso di sfratto quello del vicepremier, ma poco ci manca.

Proprio oggi il ministro Tria, intervenuto al Forum Bloomberg di Milano, ha lanciato due proposte. Una fiscale: "Andare oltre la flat tax e ridurre il carico fiscale sulla classe media". L'altra sugli investimenti: "Il governo deve recuperare un 30% di investimenti pubblici venuti meno negli ultimi anni, devono tornare al 3% del Pil nel breve termine".

E non c'è il solo M5S ad incalzare il custode dei conti pubblici italiani. Se da un lato Di Maio spinge su reddito di cittadinanza o misure simili, dall'altro lato della barricata c'è il Carroccio. Che spinge sulla flat tax e - soprattutto - sulla famigerata quota 100 per superare la legge Fornero in tema pensionistico.

Il tutto senza toccare l'Iva (cosa che farebbe infuriare gli italiani), magari abolendo alcune accise sulla benzina (altro cavallo di battaglia di Salvini). E con l'occhio vigile dell'Europa, che vuole il rapporto deficit/Pil non oltre l'1,6% nel 2019.

Insomma, tempi non facili per il ministro Tria, la cui poltrona è sempre più traballante.

(Unioneonline/L)

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