Dopo il plebiscito dei pentastellati sulla piattaforma Rousseau, ora tocca ai militanti della Lega votare sul contratto di governo - in 30 punti e 57 pagine - sottoscritto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Aperti da questa mattina i gazebo del Carroccio, sono circa mille. Si vota oggi e domani: i militanti sono chiamati ad esprimere un sì o un no su una scheda che riassume il programma di governo giallo-verde.

E che lo riassume riportando solo le proposte leghiste e omettendo tutte quelle contenute nel programma grillino: si parla di eliminazione della Fornero, blocco degli sbarchi e rimpatri, flat tax, pace fiscale, sicurezza, legittima difesa, ridiscussione "di tutti i trattati europei" e "affermazione del principio di sovranità nazionale".

Nessun cenno al reddito di cittadinanza, alle misure contro la corruzione e il conflitto d'interessi, o alle tematiche ambientali e dell'acqua pubblica che pure sono contenute nel contratto. I punti elencati sulla scheda, insomma, pare facciano parte di un governo molto verde e molto poco giallo.

E Salvini su Twitter ringrazia: "Grazie alle migliaia di persone che stanno già votando ai gazebo della Lega in tutta Italia sul programma di governo. Che splendida comunità. Andiamo a governare".

ROTTURA CON BERLUSCONI - Intanto è sempre più rottura tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Non sono andate giù al leader del Carroccio le parole di Silvio Berlusconi che, in seguito alla riabilitazione, aveva chiesto a Mattarella che gli venisse dato l'incarico per un governo di centrodestra. E aveva duramente criticato un contratto di governo a suo dire troppo giustizialista. "A Salvini ho detto di tornare a casa", aveva affermato inoltre il Cav. E la Lega ha espresso "sconcerto" per le parole dell'ex premier, considerate "un vero tradimento", hanno affermato fonti autorevoli del Carroccio. I due sono insomma ai ferri corti, e Il Giornale riferisce di una furiosa lite al telefono.

"PREMIER AMICO DEL POPOLO" - "Non facciamo nomi, l'unica cosa che posso dire è che il premier sarà un amico del popolo", così Luigi Di Maio da Ivrea sul nodo più difficile da sciogliere per far partire il governo gialloverde, ovvero la persona che deve sedere a Palazzo Chigi. Nodo da sciogliere nelle prossime ore, "nel weekend" ha rimarcato il capo politico M5S. Anche perché lunedì bisogna andare da Mattarella e portargli un nome. "Il nostro vero leader è il programma, e anche quelli un po' perplessi si ricrederanno - ha detto Di Maio rivolto ai suoi elettori - quando porteremo a casa riforma fiscale, superamento della Fornero e reddito di cittadinanza". E ancora: "È un'occasione storica per l'Italia". Sul nome del premier pare invece avere le idee chiare Davide Casaleggio: "Il mio presidente del Consiglio ideale è Luigi Di Maio", ha affermato prima di dirsi "soddisfatto di quello che si sta facendo".

Passando ai nomi, rispunta quello di Giuseppe Conte, docente di diritto privato e già proposto prima delle elezioni come ministro della Pubblica amministrazione da Luigi Di Maio. C'è anche Andrea Roventini, economista, anch'egli indicato come ministro (al Tesoro) nella lista pentastellata, e Lorenzo Fioramonti (lui era indicato allo Sviluppo economico nella lista dei ministri pentastellata, ritiene l'euro "anacronistico").

Più difficile che vada a Palazzo Chigi uno tra Bonafede e Spadafora, entrambi interni a M5S: per Di Maio significherebbe certificare che non è più lui il numero uno del Movimento.

Poi il leader pentastellato torna anche sul tema delle grandi opere, ribadisce ad uso e consumo dei suoi elettori il no alla Tav Torino-Lione, un tema depennato dal contratto di governo, e più in generale - come si legge in un post pubblicato da M5S - alle grandi opere. Un tema che certamente divide i pentastellati dalla Lega, e sul quale ne vedremo delle belle, nel caso il governo gialloverde riesca a prendere il via.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata