"I reati sono estinti per prescrizione". Così il presidente della Seconda sezione della Corte d'Appello di Cagliari ha chiuso il processo per peculato aggravato nei confronti di 22 dei 25 esponenti politici del centrosinistra condannati lo scorso anno tutti a pene comprese tra un anno e quattro mesi e due anni e tre mesi di reclusione.

Gli ex consiglieri regionali del centrosinistra erano accusati di aver usato in maniera illecita una parte dei fondi destinati ai gruppi consiliari della XIII legislatura, dal 2004 al 2009. Erano finiti così anche loro nell'inchiesta della Procura di Cagliari che negli anni ha coinvolto un'ottantina di politici pressoché di tutti i gruppi di quella legislatura e della successiva.

Gli avvocati di tre dei venticinque imputati, gli ex consiglieri Nazareno Pacifico, Gianluigi Gessa e Alessandro Frau, hanno però chiesto di discutere il proprio ricorso nel merito e per loro il processo di secondo grado è stato rinviato al 13 ottobre. Tutti gli altri procedimenti sono invece stati stralciati e la Corte, presieduta dal giudice Massimo Poddighe, dopo dieci minuti ha letto la sentenza di avvenuta prescrizione dei reati, visto che dai fatti contestati sono trascorsi 13 anni.

Riformate dunque le sentenze di condanna inflitte a Mariuccia Cocco, Giuseppe Cuccu, Giovanni Giagu, Giovanni Battista Orrù, Elia Corda, Stefano Pinna, Chicco Porcu, Antonio Calledda, Angelina Corrias, Vincenzo Floris, Silvio Lai, Giacomo Spissu, Salvatore Mattana, Franco Sanna, Giuseppe Matteo Pirisi, Simonetta Sanna, Carmelo Cachia, Gavino Manca, Giovanni Tocco, Tarcisio Agus e Beniamino Scarpa.

Tutti gli imputati erano esponenti della Margherita, molti dei quali passati poi al Pd con ruoli di spicco, Socialisti, Progetto Sardegna e Idv.

Già nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici avevano scritto che i reati sarebbero stati prescritti a dicembre dello scorso anno, ma su tutti pendevano ancora gli effetti dei sei mesi di sospensione cautelare previsti dalla Legge Severino che sono quindi cessati. Vari difensori hanno così chiesto alla Corte di anticipare l'udienza, rinunciando ai tempi di notifica. 

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