"Ognuno vota secondo coscienza, ma chiunque legga i documenti non può negare che la decisione di non far sbarcare subito i migranti a bordo della Diciotti sia stato un atto di governo, e che il processo sarebbe un'invasione di campo".

Il messaggio è chiaro, anche il destinatario, ma siccome Salvini non vuole essere frainteso, dà un chiaro avviso ai colleghi di governo: "Lascio ai M5S la loro scelta, ma penso che avranno le idee chiare e voteranno di conseguenza. Quel che oggi è capitato a me, essere indagato per aver tenuto fede a una linea politica, domani potrebbe accadere a qualcun altro".

Quanto all'improvviso cambio di linea, dal "Processatemi subito" all'appello ai senatori affinché lo sottraggano al processo, il ministro dell'Interno lo spiega così: "Sarei andato davanti a un Tribunale ordinario, ma i miei amici mi hanno portato a riflettere e a cambiare linea".

Mentre si stagliano all'Orizzonte battaglie di merito tra le due anime della maggioranza su temi come Tav, Venezuela e legittima difesa, a tenere banco ora è il voto sull'autorizzazione a procedere.

Voto che imbarazza non poco i pentastellati. Tradire un principio cardine del Movimento, quello secondo cui alle autorizzazioni a procedere si vota sempre sì? O tradire l'alleato e mandarlo a processo per un atto portato avanti e condiviso dall'intero esecutivo guidato da Giuseppe Conte?

Le fughe in avanti, alcune delle quali sono già rientrate, erano tutte per il sì all'autorizzazione a procedere. Ora è giunto il momento della riflessione, l'ordine di scuderia è non rispondere. Ovvero dire: "Stiamo studiando le carte".

Ma qualcosa si sta muovendo. E lo stesso Conte oggi ha detto che "parlare di immunità è uno strafalcione giuridico". Il presidente del Consiglio sa che ad essere in ballo non c'è il solo Salvini, ma l'intero governo. Sia per la paternità della decisione sulla Diciotti, sia per le conseguenze che potrebbe avere sulla tenuta dell'esecutivo un eventuale voto M5S per l'autorizzazione a procedere.

Mancano venti giorni al voto in Giunta, poi la palla passa al Senato.

(Unioneonline/L)
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