Il futuro del carcere di Badu ’e Carros entra al centro dell’attenzione politica. Dopo la presidente della Regione, ad intervenire è il consigliere regionale di Uniti, Sebastian Cocco, che mette in guardia dall’ipotesi di una riconversione dell’istituto di Nuoro in una struttura destinata esclusivamente ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis. Nel suo intervento, Cocco richiama le preoccupazioni espresse dalla presidente della Regione Alessandra Todde e dal vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, sottolineando la necessità di «risposte chiare e immediate».

«La Sardegna – afferma – non può continuare a subire decisioni assunte altrove, senza confronto e senza una valutazione reale dell’impatto sui territori». Secondo il consigliere regionale, esiste il rischio concreto che l’isola venga progressivamente trasformata in una “servitù penitenziaria”, una condizione che Cocco paragona alla servitù militare già pagata a caro prezzo dalla Sardegna.

«L’insularità non può essere utilizzata come criterio per concentrare sull’Isola il carcere duro dello Stato», rimarca. Cocco richiama quindi le richieste politiche avanzate dalla presidente Todde: la sospensione immediata dei trasferimenti di detenuti sottoposti al regime del 41-bis verso la Sardegna; l’apertura di un confronto con il Ministero della Giustizia; la definizione di criteri nazionali equi e trasparenti per la distribuzione dei detenuti; e l’avvio di una verifica sull’efficacia del regime del 41-bis dopo oltre trent’anni di applicazione. Nel comunicato, il consigliere regionale esprime forti perplessità sull’efficacia del carcere duro come strumento di contrasto alle mafie.

«Dai dati ufficiali emerge un fallimento – sostiene –. La dispersione dei detenuti in territori diversi da quelli di origine produce un effetto paradossale, favorendo l’attecchimento di attività criminali in contesti fino ad allora estranei».

Infine, Cocco sollecita l’attivazione immediata della Commissione consiliare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, proposta come primo firmatario insieme al gruppo Uniti, affinché il Consiglio regionale possa svolgere pienamente il proprio ruolo di analisi, vigilanza e indirizzo.

«La Sardegna non può essere trattata come una periferia penitenziaria dello Stato», conclude il consigliere regionale.

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