Ecco la terza. È giapponese, si chiama Samae Takaichi. Un nome da memorizzare perché tutto ciò che si sa su di lei induce a credere che interpreterà un ruolo importante sulla scena della politica internazionale. Dal 21 ottobre scorso è il primo ministro del Giappone, prima donna a rivestire questa carica nello stato nipponico. Si affianca alle consolidate Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni.

In patria l’accostano, per carattere, volitività e programmi, a Margaret Thatcher. Come la Lady di ferro, anche lei è di idee conservatrici, ma aperta al progresso e all’innovazione. Da lei il Giappone si aspetta una sterzata a destra.

Il suo primo obiettivo è consolidare l’identità del popolo giapponese: «Ogni cittadino – ha scritto – deve conoscere la sua cultura, le tradizioni, la filosofia, la storia». Il suo motto è simile a quello della campagna elettorale di Trump: «Il Giappone è tornato». E per dare credibilità e spessore allo slogan, ha inserito nel suo programma l’“espansione dell’esercito nipponico”.

Giorgia, in Italia, ha aumentato le spese militari, Ursula chiede all’Europa di fare altrettanto e la sua Germania si sta riarmando: 377 miliardi per cominciare. Essendo la feldmarescialla von der Leyen tedesca, le tre potenti signore, se si accordassero, ricostituirebbero idealmente l’asse “Roma-Tokio-Berlino” di triste memoria.

Tacitus

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