C he fare, dunque? Non cito il libro di Lenin, ci mancherebbe, né il mediocre romanzo di Cernysevskij cui s’ispira, ma cerco di trovare una via d’uscita, da persona occidentale che ancora crede che l’Occidente possa risollevarsi e ridiventare il faro di cultura, umanità e democrazia di cui il mondo ha bisogno. Perché l’Occidente – occorre esserne coscienti – attraversa una crisi spaventosa d’identità, credibilità e risultati. E come espresso da Larry Greiner, dalle crisi (che colpiscano aziende, Stati o civiltà) si esce solo migliorandosi.

S i esce rivitalizzando la propria ricetta e cambiando profondamente i paradigmi, altrimenti si fallisce. Anche gli imperi più grandi e le civiltà più consolidate cadono e scompaiono, rendiamoci conto, la storia non mente: ritroviamo dunque umiltà e limite.

Senza dilungarsi su radici ed eventi, dopo l’esaurirsi dell’impero inglese il motore del nostro “Occidente” è rappresentato dalla superpotenza Usa e dalle alleanze che la sostanziano, dagli organismi che fanno funzionare il sistema, dalla moneta che ne è il combustibile. La vittoria conseguita nella Seconda Guerra Mondiale, la machiavellica mancanza di scrupoli (dai bombardamenti a tappeto sulle città inermi sino alle due bombe atomiche lanciate sulla popolazione civile), la lungimiranza e la grande generosità dimostrate nei piani economici per le ricostruzioni dei Paesi sconfitti, tutto questo, romanzato ed epicizzato da Hollywood, ha consacrato il leader seguito da metà del mondo (il rimanente stenta a riconoscersi nel paradiso proletario di marca URSS, ma è la stessa America che certifica e sottoscrive a Yalta quest’incredibile spartizione).

Anche in matematica le parabole hanno un vertice: lo scollegamento Usa avviene, come nemesi, proprio in guerra. In Corea, senza potere usare la bomba atomica strenuamente richiesta a Truman, MacArthur viene destituito e gli Usa devono accontentarsi di un sanguinoso pareggio. In Vietnam, la decisione di condurre la guerra col massiccio uso dei mezzi di comunicazione, come in una campagna pubblicitaria, si rivela uno storico autogol. Le immagini raccontano il dettaglio del fallimento americano più emblematico e cocente: l’obiettivo di legittimarsi come eroici difensori della liberta è drammaticamente ribaltato. L’affievolirsi del mito prosegue nelle successive guerre di “esportazione della democrazia”, fallimentari in metodi e risultati, sinché il re appare nudo: il vero obiettivo perseguito dagli Usa non è mantenere la pace ma la dominanza sul mondo, usando la tecnologia, le armi e la finanza, costi quel che costi.

Non è che dall’altra parte della barricata ci siano i buoni, anzi!, e che manchino guerre, massacri, ingiustizie, dittature e negazione di diritti (siamo “sapiens”). Ma proprio per questo noi sognavamo un Occidente diverso, paladino della libertà e della democrazia, non l’impero di Guerre Stellari che semini uranio arricchito in Europa, che ponga sanzioni che fanno morire centinaia di migliaia di persone in Iraq, che abbandoni i suoi alleati in Libia, Siria e Afghanistan fuggendo sui suoi elicotteri verdi, che sacrifichi i Curdi e rifiuti di dare i vaccini in Africa. Noi, non quelli che giustificavano l’invasione comunista dell’Ungheria e della Cecoslovacchia e oggi chiamano Putin “Hitler”, sognavamo che l’Occidente combattesse povertà, ingiustizia e malasanità facendo star bene la popolazione, non che proteggesse un’élite di ricchi e di gnomi della finanza a danno di miliardi di persone. Sognavamo la California, non i senza tetto per le strade; un’Europa dei popoli, non la sottomissione alla Nato.

L’Occidente è oggi una promessa non mantenuta: ha sposato il liberalismo autoritario, la cancellazione della cultura, lo spegnimento della formazione, della sanità e dell’assistenza sociale; mostra una classe politica e intellettuale di livello risibile e un’opinione pubblica ignorante e manipolabile; sta suicidandosi rifiutando la verità delle cose. È questa arrogante ipocrisia a far indignare le popolazioni colpite e marginalizzate, siamo seri. Usciamo dalla crisi ritornando ai principi fondanti del nostro Occidente, subito, non scopiazzando le stelle cadenti: se verremo trascinati in una guerra sarà nucleare, e noi saremo tutti morti.

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