M a è possibile che una persona, uomo o donna, giovane o adulta, intrattenga rapporti sentimentali solo attraverso messaggi? Possibile che si senta appagata da conversazioni digitali senza mai sentire il bisogno di una telefonata, per sentire almeno la voce? Che si innamori, addirittura, di qualcuno che non ha mai visto, con cui neanche parla? Perché le tecnologie saranno pure utili ma dire che le chat sono dialoghi, proprio no.

E invece: sì. Abbiamo assistito con un certo distacco e col sorriso alle vicende di Pamela Prati che raccontava di un promesso sposo immaginario dal nome Mark Caltagirone. Ma siccome è un personaggio della tv, dove il limite tra il vero e il falso è assai labile, siamo stati spettatori distratti, a tratti divertiti. Insomma, non ci abbiamo creduto e chi ha voluto prestarle fede ha pensato che ai cosiddetti vip capitano cose che ai comuni mortali quando mai.

Poi è arrivato il campione di pallavolo Roberto Cazzaniga, con la fidanzata brasiliana, bellissima ma vista solo in foto, dunque finta, anzi vera, peccato fosse un’altra, che gli ha spillato centinaia di migliaia di euro in 15 anni, incredibile ma vero, e insieme al dolore ne abbiamo intuito la vergogna. Nel frattempo c’è stato il fatto tremendo della giovane uccisa dall’ex fidanzato che, dopo il delitto, utilizzava il telefono della morta per mandare messaggi al padre di lei. L’anziano genitore, dunque, era tranquillo. Tutto a posto. Nessun sospetto. Anche se non la vedeva e non le parlava, si messaggiavano, e questo bastava. Chissà quanti sensi di colpa, col senno di poi.

Ora arriva la drammatica storia del ragazzo di 24 anni che conosce in rete Irene, non la incontra mai di persona, solo foto: si scambiano un quantitativo di messaggi impressionante, ottomila in un anno. Per lui è amore, c’è la convivenza alle viste, addirittura il matrimonio. Un giorno, però scopre che quella delle foto è un’altra, e chiede spiegazioni: “Chi sei realmente”? Realmente è un uomo di 64 anni che, per rendere tutto più credibile, si finge pure per un suo fratello e una sua amica. Ma ormai il terribile gioco è scoperto. Il ragazzo non resiste e si uccide. Poi, ed è notizia recentissima, si suicida anche il truffatore, dopo che un servizio tv di fatto ne svela l’identità: sui muri della sua città compaiono scritte minacciose, i social fanno il resto. Così, nonostante per la Giustizia dei tribunali la sua sia una scorrettezza sanabile con la miseria di 825 euro, il giudizio della gente vale molto di più. La vita.

Di fronte a tutto questo rimaniamo attoniti. Possibile innamorarsi di parole scritte? E questi ladri di sentimenti, a loro volta, al netto di quelli che truffano ed estorcono denari, che cosa guadagnano da un dialogo virtuale con persone che, loro sì, conoscono perché le hanno puntate, agganciate e imbrogliate? Un tempo le truffe romantiche avevano per vittime ragazzine ingenue che si lasciavano incantare da maschi marpioni. Però si incontravano, credevano alle promesse, ci cascavano e dopo, solo dopo, gli imbroglioni sparivano. Sedotte e abbandonate. Nel mondo digitale il fatto nuovo è che il fenomeno attraversa tutti i generi sessuali e tutte le generazioni, riflettendo una società di persone bisognose di affetto e di affetti che, non riuscendo a vivere una vita reale, si rifugiano in quella virtuale. Con le pulsazioni a mille e le farfalle nello stomaco, come se fosse tutto vero.

Queste storie, diverse, ci dicono che sì, è possibile innamorarsi senza conoscersi. E se succe de a soubrette di grido, sportivi famosi, ragazzi giovani e belli significa che accade molto più spesso di quanto pensiamo. Allora è inevitabile porsi domande sull’abisso di solitudine che accompagna moltissime persone alle quali non resta che aggrapparsi agli strumenti offerti dalla tecnologia. Che sono utilissimi ma possono portare sulla cattiva strada, dove da tempo si trovano i pedofili, con la differenza che questi dal virtuale passano subito al reale: usano le chat per fissare incontri veri o comunque ottenere foto e video da condividere con altri maniaci. Qui invece, ci sono relazioni che restano sospese. Anche se per le vittime l’obiettivo, in verità, è sempre lo stesso: l’appuntamento, il cuore che batte, l’emozione. Per questo sono disposti ad aspettare, mesi e anni. Scrivono e sperano. Finché non capiscono e si disperano.

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