Tetto al prezzo del gas: utopia?
L ’idea di introdurre un tetto (price cap) al prezzo del gas a livello europeo rappresenta una battaglia che il governo italiano porta avanti da mesi. In particolare, l’Italia ha in mente l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, che consentirebbe di ridurre i flussi finanziari verso Mosca, come ha ricordato di recente il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
D i fatto si tratterebbe di individuare un meccanismo per fissare un tetto nelle piattaforme di negoziazione del gas, un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. L’ipotesi che viene fatta è quella di una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora. Secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, questo meccanismo consentirebbe di attutire gli effetti del caro energia e di scoraggiare la speculazione. Se poi si tiene conto che le tariffe elettriche sono strettamente correlate al costo della produzione marginale (aggiuntiva) di energia elettrica che utilizza il gas come materia prima, porre un tetto al prezzo del gas potrebbe spingere a rivedere l’intero sistema delle tariffe. Il principale ostacolo all’introduzione di questo meccanismo, tuttavia, è dato dal fatto che non possiamo imporre un tetto solo alla Russia; quindi, una volta applicato non sappiamo come reagirebbero altri produttori, ad esempio l’Algeria, nei confronti del mercato europeo. Il timore è che una volta fissato un limite in Europa, la concorrenza di Paesi in cui il tetto non c’è, come quelli asiatici, possa diventare più forte.
Al recente vertice del G7 tenutosi a Garmisch si è aggiunta la proposta americana, formulata dal presidente Joe Biden, di introdurre un tetto anche al prezzo del petrolio russo, che, come nel caso del gas, avrebbe il doppio effetto di limitare la capacità di finanziamento della Russia, ma anche di ammortizzare l’impatto sui prezzi dell’energia in Occidente. Nelle conclusioni del vertice, i Paesi del G7 si sono dichiarati pronti a mettere un tetto non solo al prezzo del gas e del petrolio prodotti dalla Russia, ma più in generale a tutti i prodotti energetici russi. Nelle conclusioni del summit, infatti, i sette capi di Stato e di governo hanno dato mandato «con urgenza» ai ministri dell’Energia dei rispettivi paesi di trovare un meccanismo efficace per chiudere i rubinetti della speculazione di Putin sui prezzi di tutti i prodotti energetici. Il riferimento è a tutti gli «idrocarburi» prodotti sul suolo russo.
È dunque in questa prospettiva più generale che va letto il difficile negoziato sul «price cap». Per una larga fascia di Paesi europei, guidati da Francia e Italia, è indispensabile imbrigliare il mercato del petrolio e del gas. Innanzitutto, per evitare che Putin continui a fare cassa nonostante abbia ridotto le quantità esportate. Ma soprattutto per non ritrovarsi in autunno con le fabbriche in tilt, il riscaldamento razionato e l’inflazione fuori controllo. Alla fine, gli “sherpa” del summit hanno trovato una formula di compromesso che cita «tutti gli idrocarburi russi».
Al G7, Mario Draghi è stato molto esplicito sull’argomento, sostenendo che, anche quando i prezzi dell’energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza energetica dalla Russia che abbiamo avuto sin ora. «Dobbiamo eliminare per sempre la nostra dipendenza dalla Russia. Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati da questo Paese ha un obiettivo geopoliti co oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia e allo stesso tempo dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione». Le conclusioni del G7, che richiamano le decisioni dell’ultimo Consiglio europeo, rappresentano una vittoria personale della linea di Draghi. Si tratta di un passo avanti verso la realizzazione della proposta italiana che due mesi fa spiazzò molti interlocutori internazionali, ma non gli americani: anche loro parlavano di price cap, pensando però al petrolio, non al gas. Una decisione che deve trovare ancora un meccanismo che la faccia funzionare.